La sinistra che vuole i colonnelli

Solo un massiccio plebiscito in favore del “no” può consentire a Tsipras di vincere la sua partita riaprendo da posizioni di forza la trattativa con l’Europa della cancelliera Merkel. Senza un risultato del genere, il premier greco è destinato a diventare la prima vittima di se stesso. Perché a salvarlo non saranno gli ammiccamenti di Putin, chiaramente interessato a concretizzare l’eterno sogno russo di trovare una testa di ponte nel Mediterraneo. E neppure le pressioni di Obama sull’Unione europea tese a trovare comunque un accordo con Atene pur di tenere lontano il rivale del Cremlino e consolidare la sua assurda politica di restauro della guerra fredda nel Continente europeo.

La partita di Tsipras, come lui stesso ha voluto, è con il popolo greco. Che, attraverso il referendum, è chiamato a scegliere non tra l’euro e la dracma, tra il capitalismo e la democrazia, tra il vassallaggio e l’indipendenza ma, più brutalmente, tra una serie di sacrifici certi ed una diversa serie di sacrifici e di difficoltà sicuramente incerti.

Può essere che il Paese decida di rispondere puntando in massa, come vuole il premier, sui sacrifici incerti e sulla prospettiva di un futuro ignoto che potrebbe portare sia al trionfo della dracma, della democrazia e dell’indipendenza, sia al disastro più completo. Ma l’ipotesi più probabile è che qualunque possa essere il risultato del referendum esso risulti essere non plebiscitario, ma divisivo di una società che già in passato si è spaccata in due tronconi netti e conflittuali tra di loro.

Il rischio innescato da Tsipras, in sostanza, è quello di far rientrare il seme di una nuova guerra civile in Grecia. E con il rischio di guerra civile quello di una svolta autoritaria in grado di rappresentare una facile scorciatoia per l’uscita dalla crisi politica, sociale, morale ed infine economica del Paese.

I sostenitori nostrani degli estremisti greci, quelli che si accingono a partire per Atene per sostenere fino all’ultimo giorno le ragioni del “no”, dovrebbero essere consapevoli del rischio che l’azione del governo greco ha addensato sul Paese. E dovrebbero anche essere coscienti che diventando i paladini degli artefici della riapparizione del fantasma della guerra civile saranno inevitabilmente i corresponsabili di un possibile ritorno dei “colonnelli”, siano essi di destra o, più facilmente, di sinistra.

È illusorio immaginare che i fiancheggiatori nostrani degli avventuristi greci possano raggiungere convinzioni del genere. Ma è bene avere ben chiaro fin da ora che questa sinistra non è quella che scambia Tsipras con Allende, ma quella che vuole i “colonnelli”!

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 18:28