Il male oscuro   dei tedeschi

“Gli umani soffrono di un grande male: essi dimenticano”. Cosa c’è di più vero? La memoria dei fatti passati non è la migliore risorsa della contemporaneità. Ma, nella simbolica gara all’oblio, sono i tedeschi a battere tutti.

La Grecia è stata trascinata in una situazione fallimentare da scelte avide e miopi. Oggi il suo primo ministro Tsipras chiede una rinegoziazione del debito che altrimenti il Paese non potrebbe ripagare. La Germania è inflessibile nel negare questa possibilità. Peccato che la signora Merkel e i suoi ministri abbiano dimenticato le tre volte nelle quali, nel corso del Novecento, i tedeschi sono stati salvati dalla rovina grazie alla riduzione dei debiti che non riuscivano a onorare. La prima volta fu nel 1932. A quattordici anni dalla sconfitta nella Prima guerra mondiale la Repubblica di Weimar, sorta dalle ceneri del Secondo Reich guglielmino miseramente crollato, era stata condotta per mano al fallimento dalle politiche deflattive del cancellierato di Heinrich Brüning. Per evitare una tragedia sociale le potenze vincitrici, alla Conferenza di Losanna, decisero di cancellare le riparazioni dei danni di guerra per 132 miliardi di marchi-oro, lasciando solo l’obbligo di rimborsare i prestiti contratti dopo la fine del conflitto. Adolf Hitler, asceso al potere l’anno successivo, si rifiutò di onorare il patto sottoscritto con le potenze vincitrici. Preferì utilizzare il denaro per ristrutturare l’apparato bellico del suo Paese con gli esiti che tutti conosciamo.

La seconda volta fu nel 1953. Dopo la fine del Secondo conflitto mondiale, il ripristino della “moratoria Hoover” avrebbe impedito alla fragile democrazia della Germania Ovest di risollevarsi dal baratro non avendo le risorse sufficienti per rimborsare i debiti e contemporaneamente finanziare il nuovo modello di economia sociale di mercato proposto da Konrad Adenauer. Alla Conferenza di Londra i creditori concessero alla Bundesrepublik la sospensione del pagamento del debito accumulato tra il 1918 e il 1932, congelandolo fino ad un’allora improbabile riunificazione con la Repubblica Democratica Tedesca.

La terza volta risale al 1990. Il Muro di Berlino è caduto e le due Germanie sono tornate a essere una cosa sola. Ma la parte ex-comunista è al collasso con una miseria dilagante, proprio come oggi in Grecia. L’operosa Germania Ovest deve farsi carico di un immenso sforzo economico per il salvataggio dei fratelli separati. Che fare? Per evitare il terzo default in meno di un secolo Helmut Kohl, grande architetto della riunificazione tedesca, si oppone all’attivazione della clausola pattuita a Londra nel 1953. Ancora una volta gli Stati creditori cedono negoziando una dilazione di pagamento a vent’anni. L’ultima rata da 70 milioni di euro per le riparazioni di guerra è stata versata da Berlino il 3 ottobre 2010, esattamente dopo 92 anni dalla fine della Prima guerra mondiale. Tra i creditori generosi con la Germania insolvente vi erano anche l’Italia e la Grecia.

Eppure, neanche il tempo di chiudere - comodamente - con gli orrori dello scorso secolo e già i cugini germanici hanno ripreso a impartire lezioni ai vicini. La signora Merkel, che non vale un’unghia dei suoi predecessori, ha rispolverato l’antica hybris della nazione tedesca. Benché la gratitudine non sia moneta corrente in politica, sarebbe comunque il caso che frau Angela e soci si dessero una calmata. La Storia ha provveduto a bastonare a dovere tutti coloro i quali hanno creduto di poter dominare il mondo mettendo i piedi in testa agli altri. Soprattutto, lasciassero perdere ogni pretesa “volontà di potenza”. Pensata a suo tempo da Nietzsche, la “volontà di potenza” è questione troppo seria e profonda per affidarla alla libera interpretazione dei nuovi crucchi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:14