De Luca e le Regioni   in “rottamazione”

Dal 9 luglio fino al 19, giorno del giudizio di merito del Tribunale di Napoli sulla richiesta di sospensione della Legge Severino presentata da Vincenzo De Luca ed accolta in via provvisoria dalla magistratura napoletana, ogni atto della giunta regionale e del suo presidente potrà essere legittimamente impugnato. Può essere che lo “sceriffo” di Salerno trasferitosi a Napoli, forte della sentenza ottenuta grazie a quella particolare interpretazione della Legge Severino data da Gabriele Cioffi, primo presidente della pima sezione civile del Tribunale di Napoli, secondo cui la legge in questione vale ovunque tranne che nel Golfo partenopeo, ignori bellamente questo pericolo. Ma il risultato non cambia. La giunta regionale campana sarà paralizzata. E se mai pensasse di non esserlo sarà ancora peggio. Perché verrà bombardata da esposti, denunce e polemiche che creeranno condizioni devastanti peggiori della stessa paralisi. E dopo il 19 luglio? Sarà ancora peggio. Perché se il giudizio di merito darà torto a De Luca si aprirà una fase tormentata che non potrà non sfociare in un nuovo ricorso alle urne. E se invece confermerà la sentenza di sospensione della sospensione emessa con rito partenopeo, la precarietà al vertice della Regione dominerà sovrana fino ad ottobre, mese in cui è prevista la decisione della Corte Costituzionale sulla Legge Severino.

Per chi sostiene, applicando un principio espresso da Mussolini, che governare gli italiani non è difficile ma del tutto inutile, l’assenza di fatto del governo regionale campano fino all’autunno è sicuramente una buona notizia. Almeno non si faranno guai maggiori. Ma per chi crede che la principale Regione del Meridione non possa rimanere per tutto questo tempo senza una guida sicura, la faccenda diventa decisamente inquietante e grave. Soprattutto perché è apparso in tutta evidenza nei giorni scorsi che il governo centrale di Matteo Renzi non ha alcuna intenzione di farsi risucchiare in una vicenda da cui ha già subìto contraccolpi pesanti alle recenti Amministrative e da cui potrebbe aspettarsi una serie di rogne addirittura maggiori.

E allora? L’unico elemento di soddisfazione che emerge da questa storia, così come da quella siciliana e da quella del familismo pugliese, riguarda la convinzione crescente dell’opinione pubblica della assoluta necessità di smantellare al più presto il sistema delle autonomie regionali.

Rottamare le Regioni ora? E quando, altrimenti?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:12