Matteo Renzi, l’Iran e la sicurezza italiana

Matteo Renzi è andato in Israele per confermare a Netanyahu che l’Italia è favorevole all’accordo sul nucleare tra Usa ed Iran e che “vigilerà” sull’applicazione di questo accordo. Non sappiamo se lo scopo del viaggio a Tel Aviv fosse di rabbonire il governo israeliano mentre gli imprenditori pubblici e privati italiani fanno la fila a Teheran per riprendere a commerciare con il governo iraniano. Ma se l’obiettivo della missione fosse stato proprio questo, sarebbe stato meglio se il Premier si fosse risparmiato il viaggio e l’occasione di pronunciare banalità sul David di Donatello e sulla tradizionale amicizia tra Italia ed Israele.

Invece di recarsi a Tel Aviv per annunciare che l’Italia vigilerà sul rispetto di accordi da lei non sottoscritti in quanto esclusa dalle trattative, avrebbe fatto meglio a recarsi negli Stati Uniti per denunciare il problema di sicurezza che quegli accordi sollevano non solo nei confronti di Israele ma nei confronti di tutti i Paesi del Mediterraneo, Italia compresa.

Con Netanyahu, in sostanza, Renzi non avrebbe dovuto parlare di sciocchezze in libertà (come se gli israeliani non sapessero che l’Italia non può vigilare su ciò che non ha sottoscritto e che pensa solo a riaprire ufficialmente gli scambi commerciali con l’Iran). Avrebbe dovuto spiegare che l’accordo Usa-Iran pone un grave problema di sicurezza anche all’Italia, così come a tutti gli altri Paesi del Mediterraneo. Ed avrebbe dovuto concordare con il governo israeliano una linea comune da seguire nel porre al Presidente Barack Obama la richiesta di estendere a tutti i Paesi potenzialmente esposti alle possibili minacce nucleari iraniane il sistema di difesa che al momento gli Usa assicurano di voler garantire ad Israele, Arabia Saudita, Emirati ed Egitto.

L’ipotesi di ritrovarsi nel giro di pochi anni (cinque o dieci poco importa) un Iran in possesso di armi nucleari e di missili in grado di colpire qualsiasi bersaglio nell’area mediterranea, non è affatto campata per aria. Tutti, ovviamente, sperano che la fine delle sanzioni favorisca un mutamento nel gruppo dirigente iraniano e la sua conversione convinta alle ragioni della pace. Ma fino a quando questo non avverrà è facile prevedere che Israele, Arabia Saudita, Emirati sunniti ed Egitto cercheranno di fronteggiare la minaccia costituita dal regime iraniano sciita fornendosi di armamenti nucleari ed accettando la copertura antimissilistica offerta da Obama.

L’Italia, così come gli altri Paesi della sponda mediterranea dell’Europa, dovrebbe non solo pretendere di essere inserita nel sistema di difesa ideato da Obama, ma incominciare a riflettere sul proprio sistema di difesa che appare del tutto inadeguato rispetto all’aumentato rischio di conflitto nucleare nell’area compresa tra il Golfo Persico e lo stretto di Gibilterra. Il buffo è che a Tel Aviv Renzi ha detto che “la sicurezza d’Israele è anche la sicurezza dell’Italia”. E lo ha fatto senza avere neppure la più pallida idea di quanto diceva!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:17