Marino e la romanella della “prorogatio”

venerdì 31 luglio 2015


Quanta vita potrà avere la nuova giunta di Ignazio Marino che si regge sull’appoggio esterno di Sel ed espressione solo di una parte del Pd romano, quello che fa capo al commissario Matteo Orfini? E quali risultati potrà ottenere un organismo del genere, frutto di manovre verticistiche realizzate in fretta e furia per evitare una crisi che avrebbe portato i romani a votare per il Campidoglio nel prossimo autunno?

Le domande hanno risposte scontate. Marino arriverà fino a Natale e la sua giunta non riuscirà a realizzare un bel nulla, tranne qualche frettolosa “romanella” delle strade della Capitale.

La ragione di questo fallimento annunciato è facile da identificare. Ed è la stessa che ha spinto il prefetto Franco Gabrielli a non chiedere, come ha fatto in altro momento politico il suo predecessore Giuseppe Pecoraro, lo scioglimento del Comune romano per infiltrazioni mafiose. E che porta il ministro dell’Interno Angelino Alfano ad escludere anche lui, sia pure tra mille critiche e contestazioni nei confronti del sindaco e della sua amministrazione, lo smantellamento con ignominia del Campidoglio e del suo inquilino.

Lo Stato, cioè l’Italia, non può permettersi di esporre alla gogna mediatica internazionale la città simbolo dell’identità nazionale alla vigilia del Giubileo indetto da Papa Francesco e nel bel mezzo della corsa per ottenere il ritorno delle Olimpiadi lungo le rive del Tevere.

Chi parla di Marino commissariato da Orfini con il beneplacito di Matteo Renzi, quindi, sbaglia. Marino è semplicemente prorogato. Non appena il Giubileo sarà stato avviato e la vicenda dei giochi olimpici definita, la “prorogatio” si esaurirà ed il sindaco e la sua giunta verranno pregati di farsi da parte per andare ad elezioni anticipate che si terranno in contemporanea con le amministrative delle altre principali città italiane. Amministrative che diventeranno fatalmente un test politico di fondamentale importanza per il proseguimento o meno della legislatura e su cui Renzi non potrà non puntare per non subire una sconfitta devastante.

Chi si aspetta “miracoli” da Marino non si deve illudere. Il sindaco rimane al suo posto solo perché il Premier non si può permettere una campagna di dileggio internazionale per il Paese da lui rappresentato. E perché deve rassicurare un Vaticano inquieto per i ritardi della preparazione del Giubileo ed assicurare al Santo Padre ed alla Curia, una volta tanto uniti nella lotta, che Roma non si troverà senza amministrazione nei mesi di massima affluenza dei pellegrini a San Pietro.

Questa consapevolezza dovrebbe spingere chi ha realmente a cuore le sorti della Capitale a preparare per tempo la battaglia per il Campidoglio della primavera del prossimo anno. Ed a farlo puntando su quella partecipazione diretta dei cittadini. Quella che Renzi, Orfini e Marino hanno accuratamente evitato di imboccare in quest’ultima occasione.


di Arturo Diaconale