Disonestà intellettuale   di Ignazio Marino

Nel suo delirio di onnipotenza, Luigi XIV sosteneva che dopo di lui sarebbe ben potuto venire il diluvio. Ignazio Marino, in preda ad un identico delirio, è convinto che il diluvio sia avvenuto prima del suo avvento in Campidoglio e che il suo compito sia oggi quello di portare l’Arca-Roma sulle terre riemerse della legalità.

L’aspetto più bizzarro del delirio mariniano è che, dopo aver scaricato tutte le nequizie attuali della Capitale sulle spalle del suo predecessore Gianni Alemanno, ha stabilito che il diluvio a cui lui deve porre riparo è stato provocato anche dal Pd romano, un partito “marcio” da abbattere e ricostruire dalle fondamenta.

Nessuno ha ricordato a Marino che se si trova in Campidoglio non è per opera e virtù dello Spirito Santo, ma è solo perché il “partito marcio” lo ha scelto e portato per mano alla guida di una città dove a conoscerlo prima delle elezioni comunali erano solo i suoi colleghi di Palazzo Madama ed il portiere (sempre che ci sia) dello stabile in cui vive. E ben pochi tendono a ricordare che nel sostenere e finanziare la campagna elettorale di Marino il “partito marcio” ha utilizzato tutti i canali e gli strumenti predisposti allo scopo in anni ed anni di produzione di marciume vario. Non è forse vero che proprio in questi giorni Salvatore Buzzi va ripetendo ai magistrati che le sue cooperative hanno contribuito lautamente alla campagna elettorale del sindaco chirurgo?

Ora nessuno può mettere in dubbio che il mantra sull’onestà di Marino sia falso. Ma sarebbe ora di incominciare a rilevare come dietro questa onestà ci sia una profonda disonestà intellettuale. Non solo quella di sputare sul piatto in cui ha abbondantemente mangiato facendosi eleggere prima senatore e poi sindaco di Roma dal partito colpevole di tanto marciume. Ma quella di aver accettato di assumere il compito di guidare la Capitale senza preoccuparsi minimamente di informarsi e di capire in quale storia si era venuto a cacciare.

I turisti che vennero travolti dallo tsunami non potevano minimamente prevedere la tragedia. Ma il diluvio che per Marino è stato precedente al suo avvento era ed è sotto gli occhi di tutti. Di questo diluvio solo una parte può essere addebitata ad Alemanno. Ed è una parte che non può ovviamente riguardare il marciume del Partito democratico. La parte principale risale nel tempo alla fine dell’egemonia democristiana della città ed all’avvento dell’egemonia comunista sul Campidoglio. In quarant’anni di seguito, con le sole eccezioni del socialista Franco Carraro all’inizio degli anni Novanta e dell’ex missino Alemanno più recentemente, la sinistra ha governato la Capitale. Prima con Argan, Vetere, Petroselli, poi con il doppio mandato di Rutelli ed il mandato e mezzo di Veltroni.

Il “marcio” che oggi Marino attribuisce al Pd non è di oggi, ma ha radici in tutti i decenni in cui il partito erede del Pci-Pds e della sinistra democristiana ha guidato la città ottenendo sicuramente alcuni risultati positivi (Auditorium, Giubileo del 2000), ma trasformandosi nel partito al servizio dei poteri forti di Roma (costruttori, Vaticano) ed in un gigantesco comitato d’affari da realizzare in maniera consociativa con l’opposizione di comodo del momento.

Quando ha accettato la candidatura a sindaco propostagli da Goffredo Bettini (quello a cui Buzzi dice di aver finanziato le campagne elettorali), Ignazio Marino ignorava l’esistenza di questo diluvio? Se è sì, la sua presunta onestà non può essere un merito ma una tragedia da eliminare al più presto.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:16