Un saluto ed un impegno

giovedì 6 agosto 2015


La mia ormai lunghissima storia alla guida de “L’Opinione” si ferma qui. La decisione della Commissione di Vigilanza di votare il mio nome per il Consiglio di Amministrazione della Rai mi impone di non conservare il ruolo di direttore responsabile e di presidente del Consiglio di Amministrazione della Cooperativa “Amici de l’Opinione”. In nome di questa incompatibilità, sono anche obbligato a rinunciare alla presidenza del “Movimento Vittime della Giustizia e del Fisco” a cui ho dato vita nei mesi passati e la presidenza del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, il cui mandato era scaduto da qualche giorno ed in cui restavo in regime di prorogatio.

Non rinuncio, invece, alla presidenza del Tribunale Dreyfus - che è una onlus senza scopo di lucro e che persegue l’obiettivo di promuovere le ragioni di una giustizia che non sia solo giusta ma anche umana - ed a quella della Fondazione Gran Sasso d’Italia che, senza fine di lucro, porta avanti la promozione e la valorizzazione del territorio in cui sono presenti le mie radici.

Per me non è un passo indolore separare la mia sorte da quella de “L’Opinione”. Per vent’anni il mio nome si è intrecciato a quello della testata nata nel 1847 su ispirazione di Cavour. Ma entrare a far parte del vertice della azienda radiotelevisiva pubblica costituisce per me non solo una sorta di approdo di una lunga navigazione professionale condotta sempre in maniera libera ed autonoma, ma anche una grande opportunità di continuare a sostenere le mie idee ed i miei valori liberali e democratici da una posizione di maggiore visibilità e, spero, di incidenza.

Non rinuncio, quindi, alle mie battaglie. Ed a tutti i miei lettori ed amici che mi hanno seguito con passione in tutti questi anni assicuro che la rinuncia alla guida del nostro giornale non significa affatto l’abbandono di un impegno morale e civile a cui ho ispirato l’intera mia attività professionale.

Ringrazio tutti, in particolare i collaboratori che in condizioni di enorme difficoltà mi hanno aiutato a portare avanti un giornale che non ha mai avuto capitali o un editore di riferimento alle spalle. E ringrazio anche chi ha manifestato apprezzamento per la mia storia puntando sul mio nome per il vertice della principale azienda culturale ed informativa del Paese.


di Arturo Diaconale