Renzi, Rosita e l’ammazzatina di Palagonia

mercoledì 2 settembre 2015


“Renzi venga qui e mi spieghi. Mi dia delle risposte, delle sue scuse non so che farmene”.

Rosita Solano, figlia della coppia barbaramente massacrata nella propria abitazione a Palagonia, non ci sta a fare la parte dell’orfana deferente verso le istituzioni. Grida la sua rabbia e lancia accuse. Ce l’ha con i politici al governo, non con le forze dell’ordine che hanno arrestato Mamadou Kamara. L’immigrato ivoriano, al momento del fermo, era in possesso di oggetti sicuramenti appartenuti ai coniugi trucidati. Il sospettato è ospite del Centro assistenza richiedenti asilo (Cara) di Mineo. Lui si dichiara innocente e si giustifica dicendo di aver rinvenuto per caso il borsone contenente gli oggetti rubati. La polizia, però, ha riscontrato che gli abiti indossati da Kamara appartenevano alla vittima: Vincenzo Solano.

Il presunto assassino ha 18 anni e il suo aspetto fisico mostra una sana e robusta costituzione. Kamara sta nel Cara di Mineo dal mese di giugno, in attesa che gli venga accordato lo status di rifugiato o una qualche protezione internazionale che gli consenta di restare nel nostro Paese. Ora, per quanto sia stato efferato il duplice omicidio commesso, dobbiamo ricordare che in uno Stato di diritto la presunzione d’innocenza vale “erga omnes”, quindi, piaccia o no, deve valere anche per il giovane Kamara. Sarà un giudice a pronunciarsi sulla sua responsabilità nell’orrendo crimine, non spetta ai media sputare sentenze sommarie che potrebbero essere molto pericolose per la tenuta dell’ordine pubblico.

Ciò detto, sarebbe opportuno puntare lo sguardo sul quadro d’insieme che rinvia a responsabilità certe sulle quali, al contrario, gli italiani hanno il diritto-dovere di pronunciarsi. Kamara viene dalla Costa d’Avorio. Si tratta di un Paese dell’Africa Occidentale che è stato una colonia francese fino al 1960; la sua economia è considerata tra le più prospere del Continente; il settore produttivo prevalente è quello agricolo, che impiega la maggioranza delle popolazione composta di circa 20 milioni di abitanti. Nel mercato globale, la Costa d’Avorio è considerata leader nell’esportazione di caffè, cacao e olio di palma. Attualmente, il presidente della Repubblica è Alassane Dramane Ouattara, detto “Ado”, personaggio gradito all’establishment francese che continua a esercitare sul Paese la sua influenza. C’è stato un periodo di guerra civile tra opposte fazioni politiche, ma al momento il Paese può dirsi pacificato.

Ora, tornando al “warning” lanciato da Rosita Solano, qualcuno dalle parti di Palazzo Chigi e del Viminale potrebbe cortesemente dirci cosa cavolo ci faceva Mamadou Kamara in un centro per richiedenti asilo? Perché l’ivoriano, una volta salvato dalle acque, non è stato rispedito al suo Paese? Perché si continua a imbrogliare le carte mischiando profughi e immigrati? Kamara è una vittima? Da cosa e da chi dovrebbe essere protetto? A questo dovrà rispondere il premier, se ne avrà il coraggio. Dovrà avere il fegato di dire chiaro a Rosita che l’assassinio dei suoi genitori è frutto dell’affermazione di un principio ideologico e per questo deve essere derubricato a danno collaterale nel complicato processo di trasformazione dell’Italia in piattaforma continentale d’assorbimento del flusso demografico multietnico. C’è invece da scommettere che Matteo Renzi, benché sfidato a parlare, si terrà a debita distanza dallo sguardo fermo di Rosita Solano, aspettando che la bufera passi e dei morti ammazzati di Palagonia non resti traccia sui giornali e nei media. Se ne starà tra gli adorati padiglioni dell’Expo raccontando agli italiani la favola che non esistono bicchieri mezzi vuoti, ma solo bicchieri in procinto di essere riempiti fino all’orlo. Salvo a trovare, aggiungiamo noi, la goccia che farà traboccare il vaso. Che sia Rosita Solano, quella goccia?


di Cristofaro Sola