La ripresa e il conflitto sociale

Fa piacere sapere, come ha affermato uno degli esperti per l’Europa del Fondo Monetario, che “l’Italia può crescere più della Germania nei prossimi due anni”. Ed è altrettanto rassicurante l’affermazione del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che “l’Italia è ritornata ed è soltanto l’inizio”.

Per far partire la ripresa ci vuole in primo luogo un ritorno all’ottimismo ed alla speranza. E tra Renzi e fonti amiche del Fmi pare che ottimismo e speranza non manchino di certo. Ma l’euforia rischia di essere un fuoco di paglia se non è accompagnata anche da una sana dose di realismo e dalla consapevolezza che per attivare la ripresa non bastano le belle parole, ma anche una serie di iniziative concrete frutto di strategie precise e meditate. Questa valutazione serve per porre un problema che sembra essere in gran parte sottovalutato dal governo dell’ottimismo e della speranza. Non ci può essere ripresa senza un clima sociale sereno. E questa serenità al momento sembra non solo lontana, ma addirittura inesistente. L’affermazione del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, secondo cui è del tutto irrealistico pensare di rinnovare i contratti di lavoro in scadenza sulla base delle richieste delle Confederazioni sindacali, è un segnale preciso. Così come è un segnale ancora più inquietante la fibrillazione che in alcuni settori sindacali ha suscitato il tentativo di linciaggio dei manager di Air France da parte dei dipendenti e che ha risvegliato l’antica vocazione massimalista a risolvere le vertenze procedendo all’occupazione delle fabbriche.

Da quando è entrato a Palazzo Chigi, Renzi non ha mai perso occasione per manifestare la sua contrarietà alla vecchia pratica della concertazione e la sua idea che sindacati e corpi sociali intermedi rappresentino una sorta di reperto archeologico che intralcia la marcia spedita di un Esecutivo proiettato verso il futuro.

Si può essere più o meno d’accordo con le posizioni di Renzi, ma non si può sottovalutare l’eventualità che, proprio per manifestare la loro contrarietà alla marginalizzazione delle forze intermedie concepita dal Premier, il rinnovo dei contratti diventi per i sindacati l’occasione per recuperare un ruolo che hanno progressivamente perso nel corso dell’ultimo decennio. Si è mai vista una ripresa capace di partire in pieno conflitto sociale? Forse è il caso che a Palazzo Chigi qualcuno s’incominci a porre l’interrogativo e, soprattutto, a cercare di trovargli una risposta!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:17