Il Pd sceglie Barbera, “Repubblica” dice no

Augusto Barbera sarebbe un giudice costituzionale perfetto. E, finalmente, pare che il Partito Democratico si sia deciso a indicarlo. E potrebbe essere persino votato dai cerberi della legalità a Cinque Stelle, notoriamente più attenti alla fedina penale degli individui che alle loro capacità politiche e professionali.

Barbera è stato coautore di più di un tentativo di riforma costituzionale, era tra i promotori del famoso referendum Segni-Pannella che abolì a suo tempo le preferenze e portò l’Italia sul mercato politico dell’uninominale, per la verità con poco successo nel lungo periodo, ed è sicuramente uno stimatissimo professionista. Però “la Repubblica” non è d’accordo. E lo fa sapere tramite un corsivetto al veleno della cronista di giudiziaria Liana Milella, nota e stimata professionista nonché attenta opinionista del settore “Partito delle Procure”. E che ha fatto Barbera per essere inviso a quella parte di opinione pubblica che sogna un nuovo partito il cui simbolo potrebbe essere una forca a cinque cappi?

È stato intercettato mentre parlava al telefono con un indagato in un’inchiesta di Bari su raccomandazioni all’Università. Intercettato, si badi bene, non indagato a sua volta. Lo ha fatto notare con il suo proverbiale sarcasmo ieri mattina a Radio Radicale, Massimo Bordin, durante la consueta rassegna stampa. Ironizzando sul fatto della nascita di una nuova categoria dello spirito degli impresentabili in politica e nelle istituzioni: “Gli intercettati”.

Ora, posto che in Italia quasi un milione di cittadini l’anno possono aver avuto per un più o meno breve periodo il telefono sotto controllo e ciascuno di essi parla in media con dieci persone al giorno, quanti saranno i potenziali “intercettati”? Un quinto della popolazione o giù di lì. Se questi devono essere i criteri per la scelta di un giudice costituzionale, vere e proprie “conditiones sine qua non”, allora la Consulta potrà rimanere almeno altri dieci anni senza che sia scelto un candidato - per la verità, anzi, sono tre - degno di sostituire chi è andato in quiescenza. Con buona pace di Marco Pannella e di tutti i radicali che da oltre una settimana sono in “digiuno di dialogo” per aiutare il Parlamento per queste tre nomine che da quasi due anni non riescono a essere fatte.

@buffadimitri

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:09