La “maledizione” del doppio incarico

Il doppio incarico di segretario del partito e di Presidente del Consiglio non ha mai portato fortuna ai politici italiani. È capitato a Fanfani, a De Mita, a Craxi. Ed ora tocca inesorabilmente anche a Matteo Renzi. Che non riesce in maniera evidente a gestire un Partito Democratico spaccato a metà tra renziani ed antirenziani e roso da lotte feroci delle diverse correnti di entrambi gli schieramenti. E che appare sempre più in difficoltà a tenere sotto controllo non solo una maggioranza di fatto sfaldata nelle sue componenti centriste, ma soprattutto a mantenere il Paese al passo delle altre nazioni sul terreno accidentato delle relazioni internazionali in questa fase di gravissima crisi. Come segretario del Pd, Renzi appare in gravi difficoltà nei territori dove non riesce ad imporre la propria linea (sempre che ne abbia una) alle realtà locali fatte da potentati che si considerano legibus soluti dall’autorità centrale. Ma segna il passo anche a livello centrale, dove risulta essere sempre più condizionato dal potere delle lobby economiche e finanziarie che lo sostengono (Fiat e De Benedetti) e che risultano essere sempre più determinanti nelle scelte delle linee di governo e degli uomini destinati ad attuarle.

Come Premier, poi, Renzi appare sempre più inadeguato ad un ruolo che non si può riempire con gli atteggiamenti e con gli esibizionismi giovanilistici, ma che richiede una attenzione ed una preparazione molto più profonde di quelle messe in mostra da un personaggio che in fondo ha avuto come uniche esperienze la gestione della Provincia e del Comune di Firenze.

Ora ci si chiede se Renzi riesca a sopravvivere al peso delle due cariche per lui decisamente troppo onerose. Ma il dilemma non è questo. Perché, fino a quando non ci saranno alternative, il Pd dovrà continuare a tenerlo alla segreteria e le lobby interne ed internazionali che ne hanno decretato la fortuna non potranno non continuare a sostenerlo per conservare una parvenza di stabilità al Paese.

Risulta però chiaro che tanta debolezza sia destinata comunque a riservare a Renzi la stessa sorte dei suoi predecessori nel doppio incarico. E che il centrodestra, l’unica alternativa seria al renzismo degli stenterelli, debba prepararsi all’inevitabile.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:15