La Repubblica dei… bonus

Oramai Matteo Renzi è destinato a passare alla storia per aver trasformato la nostra Repubblica delle banane nella Repubblica dei bonus. A cadenza quasi mensile viene infatti annunciato l’avvio di una campagna finalizzata a sostenere qualche edificante iniziativa sotto forma di regalia governativa.

L’ultima in ordine di tempo è quella che va sotto il significativo nome di bonus ai neo-diciottenni. Una sorta di mini tesoretto da spendere in cultura per il proprio arricchimento personale a beneficio di chi diventa maggiorenne, ma i maligni come il sottoscritto credono che si tratti dell’ennesima pagliacciata dalla smaccata finalità elettoralistica. Tant’è che lo stesso Premier, a chi lo accusa di volersi comprare i voti di 550mila soggetti che compiranno a breve 18 anni ha risposto che “chi dice questo offende gli italiani”. Di diverso avviso il suo alleato di Governo, nonché sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, il quale ha duramente commentato l’iniziativa con un “qui finiamo tutti malus”.

Particolarmente efficace anche la battuta di Maurizio Gasparri, secondo cui “Wanna Marchi in confronto - riferendosi all’ennesimo bonus renziano - è un esempio di specchiata moralità”.

Sta di fatto che il signorino soddisfatto che occupa Palazzo Chigi, nonostante le sue perorazioni in favore della grande intelligenza dei cittadini-elettori, prosegue imperterrito nella linea stigmatizzata molto tempo addietro da George Bernard Shaw, il quale scrisse che “un Governo che ruba a Peter per dare a Paul può sempre contare sull’appoggio di quest’ultimo”. L’Italia continua, checché ne dica il Premier incantatore di serpenti, ad essere il fanalino di coda dell’Europa sul piano della crescita, tuttavia dal lato degli investimenti a pioggia di mancette elettorali siamo all’avanguardia nel mondo. Un primato di cui francamente c’è poco da andare fieri.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 17:48