Bankitalia: Mattarella   “bacchetta” Renzi

Sergio Mattarella non è un Presidente interventista alla Giorgio Napolitano. Non ha alcuna intenzione di svolgere funzioni politiche che esulano dal suo mandato di massimo rappresentante dell’unità della nazione. Ma non sembra per nulla disposto a rinunciare ad essere il garante ed il punto di equilibrio indispensabile per le istituzioni repubblicane. Non sarà un presidente prepotentemente interventista, ma non è neppure un presidente assente e passivo. E senza alzare la voce, forzare i toni, mostrare i muscoli e menare fendenti sembra deciso ad usare la pacatezza per ribadire che con le istituzioni non si può giocare.

In questa luce si comprende come il suo discorso di Natale lo abbia posto in una posizione di oggettiva contrapposizione rispetto al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Gli aedi di regime si sono ben guardati dal sottolineare come la difesa del ruolo della Banca d’Italia fatta dal capo dello Stato costituisca un richiamo fin troppo chiaro al Premier artefice di una forse inconsapevole delegittimazione dell’Istituto di via Nazionale compiuta con l’investitura a supremo arbitro della Repubblica di Raffaele Cantone. Ma il senso delle parole di Mattarella è proprio questo. E la inequivocabile e scontata conseguenza politica della vicenda è che da adesso in poi il Premier non può più contare sulla sponda passiva del Quirinale, ma deve inserire Mattarella nel novero ormai quasi infinito di chi lo guarda con timore e preoccupazione.

Può essere che a Renzi la faccenda non lo preoccupi eccessivamente. Ormai sembra quasi preoccupato di moltiplicare i suoi avversari interni ed esteri. Ma mettersi in rotta di collisione con il Quirinale non è un segnale di particolare avvedutezza. Alla luna provoca solo accidenti!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:17