Altre carrettate di pasti gratis in arrivo

sabato 16 aprile 2016


Le persone più responsabili e avvertite sanno bene che in democrazia le riforme incisive abbisognano di almeno tre elementi: coraggio politico nell’adottarle, gradualità e provvedimenti che vadano nella giusta direzione. Ora, giudicando l’ennesima carrettata, per così dire, di pasti gratis letteralmente decretata dal Governo Renzi, a firma del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, dobbiamo amaramente prendere atto che il luogo sconosciuto verso cui ci stanno conducendo i cervelloni al potere non sembra molto rassicurante, soprattutto per le nuove generazioni, alle quali i veri statisti dovrebbero sempre guardare con molta attenzione.

In particolare mi riferisco al cosiddetto part-time agevolato con il quale, in virtù di un complicato marchingegno tributario, si consentirebbe ad una fascia di lavoratori privati vicini alla pensione (sono richiesti almeno 20 anni di versamenti e il requisito anagrafico maturato entro il 31 dicembre del 2018) di passare ad un orario ridotto tra il 40 e il 60 per cento. Tali salariati riceveranno in busta paga, oltre alla retribuzione part-time, una somma esentasse relativa ai contributi a carico del datore di lavoro sulla retribuzione per l’orario non lavorato, caricando di fatto le aziende di un notevole onere aggiuntivo.

Ma non basta, ed è qui che casca l’ennesimo asino renziano che vola: onde salvaguardare per intero la futura pensione dei richiedenti, lo Stato riconoscerà loro attraverso i famigerati contributi figurativi quanto perso a causa del passaggio ad un orario ridotto. Ciò significa, per dirla in parole semplici, che quando i medesimi lavoratori andranno in pensione il surplus previdenziale non coperto da versamenti reali sarà integrato con la fiscalità generale, alias il solito e sempre più bistrattato Pantalone. E sebbene secondo i calcoli dell’Esecutivo dei miracoli per finanziare la misura per i primi 3 anni non si dovrebbero superare i 300 milioni di euro, siamo sempre nel nefasto ordine di idee di una politicaccia di piccolo cabotaggio che firma assegni a vuoto con spese correnti che, andando a regime, nel tempo tendono a crescere a valanga ricadendo ancora una volta sulle spalle degli occupati più giovani.

Trattasi dunque dell’ennesima regalia di stampo elettoralistico operata dal mago di Firenze il quale, dopo aver saccheggiato il pilastro delle pensioni integrative onde finanziare il consenso targato 80 euro, ora ci riprova con i famigerati contributi figurativi, infernale retaggio di un passato che non sembra passare mai.


di Claudio Romiti