L’ultimo scandalo al Festival dell’ipocrisia

giovedì 28 aprile 2016


Notizia-bomba: il presidente del Partito Democratico della Campania, Stefano Graziano, è indagato dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere per concorso esterno in associazione camorristica.

Non è una notizia e non è una bomba. Al più una storia di ordinaria commistione d’interessi. Perché la Campania è così: ci sono quelli che sparano e commettono crimini di cosiddetto alto allarme sociale che, per l’immaginario collettivo, sono i camorristi e poi ci sono i colletti bianchi. Costoro non sparano, non si contendono le piazze di spaccio, non rapinano per strada le vecchiette e non taglieggiano i commercianti. Fanno una cosa diversa: si mettono d’accordo. Su cosa? Su come spartirsi le sole risorse significative che piovono sul territorio: i soldi pubblici. Non fa differenza se ad erogarli sia lo Stato o l’Unione europea: sono soldi sicuri e come tali non vanno lasciati nelle disponibilità di chi ne avrebbe legittimo diritto o giusto merito. Incanalare i flussi di denaro nelle giuste tasche è il mestiere della politica. Se così non fosse cosa ci starebbe a fare? È sempre così che ha funzionato? Certo che no, ci sono anche le eccezioni: rara avis.

Buttare oggi la croce su Graziano rappresenta solo l’ennesimo, smaccato scaricabarile di una classe dirigente che finge di non sapere, di non vedere e di non sentire ogni qualvolta venga pizzicata con le mani nel sacco. Invece la politica, nelle aree della depressione endemica del Sud, ci vede e ci sente benissimo. Stefano Graziano è innocente fino a prova contraria, non scordiamocelo. Quindi, niente processi sommari di piazza per nascondere le magagne che ci sono e che restano. Anche nel non immacolato Pd. Perché il vero dramma della Campania, e del Mezzogiorno, non è soltanto la criminalità organizzata di cui si ha soverchiante contezza. La malapianta che si fatica a potare è quella dei tanti, dei troppi, delle classi medie e alte di una società civile stantia a cui sono franati i supporti perché usurati da secoli di ipocrisia collettiva, che si sono prestati e ancora oggi si prestano a replicare nella quotidianità le logiche malate, puteolenti di un’economia locale taroccata, di una morale fasulla, di una cultura dopata. Chi pensate che sieda ai tavoli dove si distribuiscono le risorse pubbliche? I Sarno o i Zagaria? O gli stimatissimi ing., avv., dott., prof. che con bronzee facce toste presidiano salotti, cucine, camere da letto e portafogli di entrambi i due mondi: quello “bene” e quello “male”?

Se la magistratura volesse per davvero affondare il bisturi nel malaffare, le istituzioni locali dovrebbero chiudere bottega. Per fare pulizia occorrerebbe una nuova “Legge Merlin” sulle case chiuse. Provate, da comuni mortali, a presentare un progetto, chiedere un finanziamento pubblico, partecipare ad un bando di gara senza avere un referente politico di peso, che conti dove serve contare. Riuscire a spuntarla con le sole proprie forze è fantascienza. Ora il signor Matteo Renzi dice che lui è diverso, che non guarda in faccia a nessuno, che le cose da quando c’è lui si fanno perbene. Ma dove? In questa vita, su questo pianeta? Ma ci faccia il piacere, come direbbe Totò.

Il Mezzogiorno, la Campania, Napoli sono altrettanti castelli di carta sospesi nel vuoto. Tutto si regge su un labirinto inestricabile di interessi intrecciati. Togline uno e casca tutto. Chiediamoci allora quale sia il male oscuro, il cancro che divora il corpo piagato di una comunità che ha smarrito il senso del suo destino. Il tanto, troppo denaro pubblico che precipita a pioggia sulle sabbie mobili di una società che sopravvive succhiando da complici mammelle con sempre più spavalda voracità. E pensate davvero che un Graziano qualsiasi sia il problema? Se è così vuol dire che non avete capito niente.


di Cristofaro Sola