Un Primo Maggio da “Rischiatutto”

È stato un primo maggio scoraggiante quello che gli italiani hanno potuto seguire domenica scorsa dagli schermi televisivi. Il discorso pieno di retorica istituzionale del Presidente della Repubblica, il comizio stile anni Cinquanta dei leader delle confederazioni sindacali a Genova, il concertone di piazza San Giovanni a Roma fatto per gente che cerca solo occasioni per ballo e sballo, il controconcerto degli antagonisti di Taranto che inneggiano alla musica di lotta e non si rendono conto di fare solo della lotta per la musica. E, infine, l’onnipresenza mediatica del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in preda a bulimia elettoralistica che lo spinge ad una fuga sempre più marcata ed inquietante dalla realtà del Paese.

Di tutti questi elementi il più comprensibile ed accettabile è stato il discorso di Mattarella. Che sarà stato pure carico della solita retorica istituzionale ma che, essendo dovuto, difficilmente avrebbe potuto essere diverso.

Dovuti sono stati anche gli interventi dei leader sindacali a Genova. Ma dovuti solo ad uno stereotipo antico che impone a chiunque intervenga ad un comizio sindacale di urlare frasi stentoree, come faceva Di Vittorio negli anni Cinquanta, nel ricordo di quando aveva iniziato le sue battaglie negli anni Venti parlando agli operai ed ai contadini senza il supporto dei microfoni e degli altoparlanti. Il tuffo nel passato compiuto dai leader di Cgil, Cisl e Uil a Genova ha rappresentato la dimostrazione più significativa dell’incapacità dei sindacati di recuperare il ritardo che si separa dalle esigenze del tempo presente. Un ritardo che ha trovato puntuale conferma nel concertone di Roma che ha festeggiato la sua ventiseiesima edizione dimostrando di essere ancora fermo al 1990 e nel controconcerto di Taranto, realizzato per protestare contro il “ricatto lavoro o salute” e non per rivendicare sia l’uno che l’altra.

Su tutta quest’orgia di passatismo si è poi riversata come una colata lavica inarrestabile la logorrea mediatica di Renzi, tesa a dimostrare ad una società che arranca di vivere nel migliore dei mondi possibili. Il tutto per chiedere banalmente voti per le elezioni amministrative e per il prossimo referendum autunnale. Il passatismo sindacale intrecciato alla bulimia mediatica di Renzi getta ombre inquietanti sul futuro. Con questa gente non si esce dalla crisi. Si gioca a “Rischiatutto” senza premi e solo con penalità sempre più pesanti!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:05