Spacconi concorrenti

Il grande Imbroglione, politicamente parlando, e la piccola Truffaldina, politicamente parlando, alias Renzi e Boschi, hanno iniziato il giro d’Italia degli imbonitori. Come presentatori pretenziosi e rumorosi del referendum costituzionale, sono ciclisti da maglia rosa. Se invece parliamo di campioni veri e di vera classe, sono meno che gregari da circolo del pedale.

Tra sabato 21 e domenica 22 maggio hanno dato prova di come cercheranno d’infinocchiare gli italiani da qui ad ottobre, allorché voteremo per respingere il loro disegno deformatore della sovranità popolare. La sfrontata leggerezza con la quale presentano come verità le loro artificiose bugie, incomincia a preoccupare anche me che vado smascherandole da quando hanno iniziato a propalarle. Renzi ha affermato: “Senza riforma l’Italia sarà il paradiso degli inciuci. Berlinguer voleva il monocameralismo”. E bravo Renzi! Berlinguer era un comunista ortodosso e ai comunisti due Camere non sono mai piaciute perché, da bravi leninisti, agognavano meno controlli e più mano libera. Renzi è diventato comunista oppure soltanto confuso? La sua riforma non cancella il Senato, come avrebbero voluto i comunisti, ma lo trasforma in un “senaticchio” formato da senatori non eletti e protetti dall’immunità parlamentare, dotati di poteri sbilenchi; senza rapporto fiduciario con il governo, ma con potestà d’inchiesta su materie di pubblico interesse concernenti le autonomie territoriali. Quindi Renzi, nella sua suprema coerenza, esalta il monocameralismo perché desiderato da Berlinguer ma propone un bicameralismo cervellotico! Non meno sorprendente, e per giunta umoristica, l’affermazione che “senza riforma l’Italia sarà il paradiso degli inciuci”. Nientemeno. Il nazarenista Renzi sventola il pericolo del consociativismo; lui, che nella navigazione parlamentare o fa inciuci o mette le fiducie, importandogli solo di prevalere e galleggiare. Ha allargato la sua maggioranza al Senato sulla base del principio, questo sì inciucista, secondo cui il voto utile “non olet”: giallo, rosso, verde o verdino che sia. Quindi l’Italia è già inciucista, anche grazie a Renzi. Ma l’argomento, in realtà, svela la riserva mentale di Renzi perché la riforma costituzionale è neutra rispetto al fenomeno dell’inciucio, a parte l’impiccio della nomina dei senatori, ancora da sbrogliare; meglio, non c’entra affatto. Renzi ha in testa la legge elettorale, il “renzino” con il quale spererebbe di far cappotto, pigliandosi il premio di maggioranza e, con esso, il Governo, la legislazione, le commissioni, cinque giudici costituzionali, eccetera. Quindi, non è che aborre l’inciucio in sé, bensì l’inciucio che non fa comodo a lui. Che un Premier dichiari di “rovesciare lo schema e di impostare una campagna anti casta ed anti privilegi” fa più che ridere trattandosi di una riforma costituzionale che, a suo dire, dovrebbe “rivoluzionare il Paese”. Egli non è forse il vertice della casta politica? La rivoluzione farà un’eccezione con lui?

Quanto alla piccola Truffaldina, politicamente parlando, la sua esibizione davanti ad un’impacciata Lucia Annunziata ha mostrato quanto poveri e arrangiati e falsi siano i suoi argomenti. Quasi senza trucco, e senza rossetto (un suggerimento del guru americano della campagna del Governo?), ha cercato in ogni modo di zittire la povera Lucia, rovesciandole addosso la colossale bugia di aver voluto fin dall’inizio il referendum, tacendo che è facoltativo se il testo di riforma non è approvato dai 2/3 dei deputati e senatori, e che la facoltà di chiedere il referendum è disancorata da ogni riferimento governativo (ed a ragion veduta che la Boschi non vede), ma attribuita a 1/5 di senatori o di deputati, 500mila elettori, 5 Consigli regionali. Ha esaltato il potere del popolo (People have the power, è la canzonetta di rito) vantandosi addirittura di aver contribuito all’approvazione di una legge elettorale che il popolo, per contro, lo relega nell’angolo. Dolendosi, l’infelice, che quei maschiacci dei colleghi parlamentari, invece di profondersi a magnificare la sua legge, abbiano indugiato a giudicare i suoi vestiti. A parte la distinzione tra partigiani veri, a lei favorevoli, e partigiani contrari, ha confessato che se ne andrà anche lei se perde. Per “simpatia” con la decisione del suo mentore? Sarà vero? Non se ne andranno, vedrete. Perderanno e resteranno. L’autorottamazione non piace a nessuno dei due.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 19:32