Renzi e Boschi, attenti a quei due

Messa nei termini in cui l’hanno posta Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, la vicenda del referendum sulla riforma costituzionale diventa semplicemente una battaglia per il potere personale del Presidente del Consiglio e del suo gruppo dirigente. Si dirà che non avrebbe potuto essere altrimenti. Un Governo che si sostituisce al Parlamento e s’intesta una riforma che serve esclusivamente a consolidare se stesso non può rimanere al proprio posto se viene bocciato dal corpo elettorale. Chi si lamenta della eccessiva personalizzazione del referendum e rileva la necessità di votare sul merito della riforma e non sui suoi artefici, compie un errore marchiano. Perché non considera che la scelta della personalizzazione è stata compiuta a monte dal Governo nel momento in cui ha deciso di non lasciare al Parlamento il compito di varare la riforma della Costituzione coinvolgendo il maggior numero di forze politiche nella scelta delle nuove regole della Repubblica. Prima con la scelta del Presidente della Repubblica compiuta con la forza della propria maggioranza e poi con la riforma realizzata sempre a colpi di una maggioranza garantita dai fuoriusciti del centrodestra e dei grillini, il Governo ha imposto una personalizzazione dello scontro che ora è diventata la caratteristica dominante della battaglia referendaria.

È logico, allora, che Renzi e la Boschi annuncino di essere pronti a farsi da parte in caso di sconfitta. Ed è ancora più logico che nel tentativo di esorcizzare questo fantasma radicalizzino al massimo lo scontro tirando in ballo i partigiani, occupando la Rai e qualsiasi altro centro di potere e lasciando intendere che lo scontro sarà all’ultimo sangue e si concluderà con una vittoria senza prigionieri. Non è affatto logico, però, rinunciare a calcolare che questo eccesso di estremizzazione non rimarrà senza effetto nella società italiana. Posto nei termini voluti da Renzi e Boschi il referendum provocherà una radicalizzazione esasperata ed una spaccatura profonda e verticale della società italiana. Il tutto non per una diversità ideologica su quale debba essere il futuro del Paese, ma solo ed esclusivamente per una questione di potere personale. Il ché può anche essere giustificato con la vocazione tutta toscana al settarismo intransigente che Renzi e Boschi sembrano aver ereditato dai propri antenati. Ma che rischia di far ripiombare il Paese in un clima di guerra civile in cui vince solo chi è più forte e più protervo. Attenti a quei due! Nel migliore dei casi non sanno quello che fanno!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:04