Il renzismo acritico di Confindustria

Con la sola eccezione di quando al governo c’è stato Silvio Berlusconi, la Confindustria è stata sempre filogovernativa. Questo in Italia, dagli anni Sessanta del secolo scorso in poi, ha significato collocarsi sempre e comunque a fianco delle forze politiche di centrosinistra con l’obiettivo di bilanciarne le spinte più radicali e di indirizzarne le scelte in favore dei maggiori gruppi industriali. La politica di Confindustria, in sostanza, è stata quella indicata a suo tempo da Gianni Agnelli il quale, in nome soprattutto della pace sociale all’interno degli stabilimenti della Fiat, predicava cinicamente che solo un governo di sinistra può realizzare politiche di destra.

Non stupisce, allora, che il nuovo presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, abbia esordito nel segno della continuità sulla linea del fiancheggiamento del governo di Matteo Renzi. L’appoggio all’attuale Presidente del Consiglio è stata la stella polare del predecessore Giorgio Squinzi ed il sostegno a Renzi, che in questa fase si concretizza con l’adesione alla campagna referendaria per il “Sì”, sarà la stella polare di Boccia.

Tutto normale, allora, se non fosse che dopo due anni di renzismo preceduto dai due anni di fiancheggiamento a Mario Monti e dall’anno di presenza attiva a fianco di Enrico Letta, dalla Confindustria e dal suo nuovo presidente un minimo di bilancio dei risultati prodotti da una linea del genere non sarebbe stato inopportuno.

Lasciamo pure da parte il supporto a Monti ed a Letta, ma quali benefici ha prodotto il sostegno di due anni a Renzi? La crisi economica è stata bloccata? La ripresa è stata avviata? Le imprese italiane stanno meglio sul mercato o continuano ad essere penalizzate non solo dai loro difetti strutturali (dimensioni ridotte, scarsa innovazione e ridotta intraprendenza), ma anche e soprattutto dai difetti strutturali di un Paese in cui l’impresa è vista come il diavolo e penalizzata da un sistema burocratico e legislativo elefantiaco e di stampo vetero-sovietico?

La risposta è nei fatti. La crisi continua a mordere, la ripresa non si vede, le imprese continuano ad essere penalizzate da un sistema burocratico e legislativo iniquo. E se rimangono in piedi è solo grazie a condizioni internazionali (interventi della Bce, bassi costi petroliferi) che non saranno comunque eterne.

Boccia sa bene che il fiancheggiamento renziano non ha prodotto risultati. Ma preferisce annunciare che la Confindustria sostiene la riforma costituzionale incentrata sul superamento del bicameralismo e sul rafforzamento dell’Esecutivo rispetto al Parlamento e si limita a chiedere che il peso delle tasse si sposti dal lavoro al consumo.

Se il buongiorno si vede dal mattino, la giornata di Confindustria e del Paese si preannuncia decisamente oscura!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:04