Toh! Forse la Raggi è una vera renziana

Si sa, il comico dice spesso la verità, anzi, spiattella proprio quelle verità che altri non osa dire seriamente. Parlo di quel tipo di comico che punge vicende, situazioni, personaggi reali, insomma il comico che fa satira. È un personaggio letterario e teatrale noto fin dall’antichità. I romani di uno cosi dicevano: “Castigat ridendo mores”: sferza, ridendo, i (cattivi) costumi. In questa simpatica specialità Beppe Grillo fu bravissimo, sia in televisione che sui palcoscenici di mezz’Italia. Anche la sua carriera politica cominciò con l’esercizio di una sferzante e implacabile satira sociale e politica su platee e palcoscenici. Oggi che fa il politico a tempo pieno dice più o meno quel che diceva da comico: attacca, sferza, aggredisce quelli che ritiene i siano i mali del Paese, a partire da quella ingombrante casta di privilegiati che sono i politici professionisti. Le folle lo applaudivano come comico satireggiante, perhé non dovrebbero votare per lui, il politico moraleggiante? La satira, ribadiamolo ancora, dice verità scomode, ma che piacciono alla gente.

C’è ora il rischio che i grillini divenuti sindaci provino a mettere in pratica le battute al vetriolo del loro maestro e leader. Così apprendiamo, per esempio, che le tirate e gli sberleffi contro la speculazione edilizia che ha arricchito, specialmente a Roma, generazioni di palazzinari e infiniti Consigli di amministrazione di grandi immobiliari potrebbero diventare i temi di una decisa politica urbanistica. Il nuovo assessore, Paolo Berdini, è da tempo noto e qualificato esponente delle tesi più radicalmente ostili ad una indiscriminata crescita edilizia. Vuoi vedere che questa volta a Roma davvero verranno tagliate le unghie ai grandi e piccoli speculatori, palazzinari o immobiliari che siano? Ma la battaglia contro la speculazione sulle aree fabbricabili non era un cavallo di battaglia delle sinistre, dei democratici e dei loro urbanisti? Altroché, però raramente, e in modo approssimatico e cauteloso, diventavano oggetto di una seria attenzione dei loro assessori e amministratori: i cassetti delle loro scrivanie rigurgitavano di progetti messi nel dimenticatoio, o quasi.

Almeno a una prima vista, i programmi delle giunte grilline di Roma e Torino contengono idee e progetti un tempo cari alle sinistre, compreso il Partito Democratico (magari con qualche eccesso di zelo, come la riluttanza a mettere in vendita i carrozzoni degli enti municipalizzati e malgestiti). Dunque, non ha torto Renzi quando si complimenta con i grillini per quella che riconosce come una loro vittoria giusta e legittima, perché loro hanno “dato voce al cambiamento”, quel cambiamento che il suo partito, o la sua minoranza interna, ha negato a lui. Sì, in certo modo e, si intenda, con tutti i limiti, il grillismo può essere visto, in controluce, come una variante del renzismo. Renzi ha perso non perché è stato troppo Renzi, come lo accusano i suoi compagni (si fa per dire) delle sinistre interne, ma perché è stato “poco “ Renzi, perché non lo è stato fino in fondo come rottamatore e promotore del cambiamento tante volte promesso a parole. E credo sia chiaro che molta della insoddisfazione da cui è scaturito il voto protestatario nasca dalla rabbia per le troppe promesse rimaste inevase.

In un suo recente commento, l’ottimo Stefano Folli ha potuto tranquillamente sostenere che tutto potrebbe “risolversi individuando una Chiara Appendino o una Virginia Raggi renziana (in fondo il retropensiero è che entrambe sarebbero renziane se solo le circostanze temporali avessero incrociato diversamente i destini personali)”. Se questa (non troppo balzana) ipotesi non si è fatta realtà è perché “la dimensione renziana... si è trovata a convivere con una tradizione dedita a coltivare le proprie radici nel territorio. Radici all’improvviso perdute, certo anche per gli errori compiuti: ad esempio, quello di immaginare che fosse possibile vivere di rendita, pressoché immobili nel tumulto dei tempi”.

Già, il “tumulto dei tempi”: quello che – diciamolo – non viene colto né da Renzi né tantomeno dalle sue inconsapevoli ma zelanti seguaci con tessera grillina.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:03