Italia: nulla di sacro tranne l’osso dove ti prendono a calci

Diceva il grande autore-sceneggiatore Marcello Marchesi: “In Italia non c’è nulla di sacro tranne l’osso dove ti prendono a calci”.

Matteo Renzi e la sua maggioranza ne hanno dato un ottimo esempio quando si è trattato di approvare la riforma della Costituzione. Non hanno colto la “sacralità” della riforma e hanno pensato soltanto a salvare il loro osso, con il combinato disposto con l’Italicum.

Una Carta è sacra per uno Stato, quella è la sua Costituzione. Sacra perché è ciò che distingue i sudditi dai cittadini, i dittatori dai rappresentanti. E invece, Giorgio Napolitano, l’amico di Kissinger che lodava i tank russi che invadevano l’Ungheria, come ha riferito il ministro Maria Elena Boschi, ha preteso un Governo che compisse le riforme “richieste”. Così, dopo Mario Monti, nominato in fretta e furia senatore a vita, “Re Giorgio” ci ha regalato Matteo Renzi. Pretendere e imporre un percorso riformatore però è il modo migliore per farlo fallire o, peggio, per far vivere una creatura di Frankenstein.

Me lo vedo Matteo Renzi come il dottor Frankenstein, ma quello “junior” di Mel Brooks, che si rigira nel letto in preda agli incubi, mentre ripete: il destino è quel che è, non c’è scampo più per me. Renzi ha creato una riforma mostruosa, un’accozzaglia di parti di un corpo legislativo cucite insieme. Il risultato è stato un goffo mostro giuridico buono per ballare le canzonette dello storytelling renziano. Un mostro che quando avrà davanti a sé le fiamme non saprà farvi fronte, “impazzirà” e si rivolterà contro il suo creatore. Un mostro che non sarà certo strumento efficace perché l’Italia possa affrontare le traversie di questo difficile momento politico-economico che il mondo intero sta vivendo.

Renzi racconta che l’abolizione del Senato è un bene per la celerità del procedimento legislativo e per la stabilità del Governo. Lo storytelling governativo, ma menzognatelling sarebbe meglio, racconta di avere abolito i senatori e i loro privilegi. La menzogna è palese. Innanzitutto perché rimangono i cosiddetti senatori a vita, quindi l’ex commissario dell’Ue Mario Monti sopravvivrà a quel Senato che lui e chi lo ha nominato ha voluto rovinare. Così come sopravvivrà la maggior parte dei costi per le spese dei senatori “territorializzati” e quelli per la loro imprescindibile assistenza parlamentare-legislativa. Il quadro delle verità renziane peggiora quando consideriamo quello che sarà il nuovo rapporto tra le due Camere del Parlamento italiano. Il Senato, dicono, rappresenterà il territorio e non sarà chiamato a dare la fiducia al Governo, quello sarà compito esclusivo della Camera dei deputati. Bene. E quando i nuovi senatori saranno chiamati a ratificare una legge Ue che impone, per esempio, il taglio degli ulivi o un surplus di importazione di prodotti agricoli che danneggia i nostri produttori? Pensa il Governo che i nuovi senatori metteranno a disposizione dei cittadini, dei loro territori d’origine, il famoso osso sacro o piuttosto daranno battaglia con la zappa tra i denti? Questo metterà il Governo in ostaggio: da un lato ci sarà l’Unione europea a far pressione per far approvare le sue direttive e regolamenti, e dall’altro sarà ostaggio non più di partiti o coalizioni, ma potenzialmente di cento senatori che potranno avanzare ognuno esigenze politiche diverse. Ciò offrirà loro un potere contrattuale rilevante che rallenterà o bloccherà l’azione governativa in settori cruciali. Con buona pace della stabilità e della celerità del procedimento legislativo.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 19:41