La Rai specchio del dilettantismo Pd e M5S

Si dice da sempre che la Rai sia lo specchio della politica italiana. Nella Prima Repubblica e nella Seconda Repubblica perché rifletteva la variegata composizione delle maggioranze e delle opposizioni parlamentari. Nella prosecuzione dilettantesca delle prime due, cioè nella fase attuale, perché riflette perfettamente l’illusione nutrita per due anni di seguito da Matteo Renzi di essere diventato l’“uomo solo al comando” in un sistema fermo all’antico modello parlamentare.

Come nel passato, infatti, lo specchio della Rai riflette oggi in maniera evidente ed impietosa le caratteristiche dominanti della scena politica del Paese. In primo luogo gli errori e l’inesperienza per il partito-guida del Governo e del suo leader che si considera Premier ma che non riesce a conseguire l’obiettivo di costruire un premierato tagliato sulla sua persona. In secondo luogo l’improvvisazione demagogica di una parte dell’opposizione, quella del Movimento 5 Stelle, che cavalca legittimamente il caso Rai per svolgere la propria azione di forza d’opposizione ma, nel farlo, mette in mostra tutta la sua impreparazione e la sua inquietante superficialità.

Il dilettantismo del Pd renziano (ma anche di quello non renziano) è dimostrato da una serie di circostanze fin troppo illuminanti. La prima è aver voluto e realizzato una legge di riforma Rai per rafforzare al massimo il potere del direttore generale e di dover prendere atto che per riformare il servizio pubblico non basta una sola persona ma il concorso del massimo delle competenze, delle energie e delle diverse sensibilità politiche. Ora il Pd renziano scopre i difetti della legge di riforma e si lamenta se la norma sulla trasparenza mette a nudo lo scandalo degli stipendi per i vertici dell’azienda nel momento in cui gli italiani sono chiamati a pagare la prima rata del canone. Ma è stato il Pd renziano a volere la legge ed a non accorgersi che i suoi effetti sarebbero scattati in contemporanea con l’innovazione del canone sulla bolletta elettrica. E anche se questo Pd usa Campo Dall’Orto come il parafulmine dei propri errori, è con il proprio dilettantismo che deve fare i conti se vuole capire sul serio perché il caso Rai stia diventando lo specchio del fallimento del renzismo al potere.

Ma anche l’opposizione del Movimento Cinque Stelle non sembra essere messa meglio in quanto a dilettantismo. Se il presidente della Commissione di Vigilanza, Roberto Fico, autorevole membro del direttorio, non trova di meglio che affrontare lo scandalo degli stipendi d’oro ricorrendo alla formula del “licenziateli tutti”, vuol dire che la demagogia gli ottunde il cervello e non gli fa capire che i diritti acquisiti non si eliminano con le ghigliottine ma solo con un lungo e faticoso processo riformistico.

Mai come ora la Rai specchia le carenze e l’inadeguatezza della politica del Paese!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:05