Invenzioni pericolose

Michele Salvati scrive sempre con scienza e coscienza; spesso, cose condivisibili. Ma sul Corriere della Sera del 9 agosto ha arzigogolato pensieri sul Sì al referendum che non fanno onore alla sua consueta onestà intellettuale. Infatti si spinge a sostenere un’opinione palesemente assurda. Eccola: “In realtà le ragioni per cui persiste l’invito a votare contro la riforma hanno poco a che fare con il merito della stessa. Esse hanno a che fare con l’obiettivo politico di indebolire il Presidente del Consiglio o di sbarazzarsi definitivamente di lui. Costi quel che costi”.

È troppo facile osservargli che le opposizioni trovano naturale “indebolire” il Governo e volersene “sbarazzare”. È ancora più facile ricordargli che è stato il Governo, rectius: il Presidente del Consiglio e la ministra per le Riforme istituzionali, cioè gli artefici della revisione costituzionale, a legare la loro permanenza al Governo e addirittura il ritiro dalla politica in caso di bocciatura della loro proposta. E infine è facilissimo sospettare che a lui, teorizzatore del Partito Democratico e suo rappresentante parlamentare, venga spontaneo dare una mano ai sodali al Governo e parteggiare per il partito a cui appartenne e spiritualmente appartiene. Né basta. Anche il professor Salvati, sebbene in forme più sfumate di altri di egual parere, indulge ad accreditare il pericolo del disastro in caso di No, sia con riguardo al debito pubblico ed al sistema bancario, sia con riguardo alla stabilità dell’Esecutivo. Questo stravagante ammonimento trascura di considerare che, caduto un governo, se ne fa un altro, come vuole la regola democratica, messa a dura prova dal Governo Renzi che si regge su una maggioranza parlamentare elettoralmente minoritaria per il premio e politicamente trasformista oltre il limite della decenza.

Chi sostiene, da Matteo Renzi in giù, che questo Governo è l’ultima spiaggia, non dice solo una sciocchezza; compie pure un atto di presunzione. Ma quello che davvero non si può e non si deve perdonare a Salvati consiste nella bruciante accusa di antipatriottismo che egli lancia verso tutti (tutti!) “i partiti consapevoli dei tempi che il processo riformatore ha già preso e di quelli che prenderebbe se dovesse essere rimesso in moto da capo, ma soprattutto consapevoli delle ripercussioni internazionali e dei rischi per il Paese che avrebbe una vistosa sconfitta del Governo”. A questi partiti Michele Salvati raccomanda di invitare i loro elettori a votare Sì. Insomma, le opposizioni non sarebbero patriottiche perché disapprovano una riforma costituzionale (che Salvati stesso giudica imperfetta) ed anche il Governo che la propone. Sicché, se vince il No, sarebbe bocciato tutto il Paese. Essendo questi gli “argomenti” del Sì, non resta che votare No. Convintamente e senza paura. Il meglio verrà dopo che sarà stato bocciato il peggio.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 19:27