Le armi e il fare da sé sull’immigrazione

L’Italia deve fare da sé. La frase è di Giuseppe Mazzini e si riferiva alla necessità che gli italiani riuscissero da soli a liberarsi dal giogo degli occupanti stranieri. Adesso, però, è stata ripresa (sicuramente in maniera del tutto inconsapevole vista la scarsa conoscenza della storia patria messa in mostra da Matteo Renzi) dal nostro Premier per dire che, vista l’indifferenza degli alleati europei, il nostro Paese dovrà affrontare da solo la questione dell’immigrazione di massa. Questa conversione di stampo mazziniano di un Presidente del Consiglio privo di memoria storica non ha un doppio difetto. È tardiva ed è priva di consapevolezza delle sue effettive conseguenze.

È tardiva perché avrebbe dovuto verificarsi molto prima del profilarsi di un referendum costituzionale in cui può essere determinante, come in tante altre consultazioni elettorali nel resto dell’Europa, il sentimento popolare di preoccupazione per una immigrazione senza controllo e senza prospettiva. Non ci voleva particolare acume nel rendersi conto in tutti i vertici europei degli ultimi due anni che l’unica preoccupazione dell’asse franco-tedesco era di scaricare sull’Italia il peso dell’accoglienza dei profughi provenienti da Egitto e Libia chiudendo le proprie frontiere per non doversene fare in alcun caso carico. Ora l’emergenza-referendum ha acceso la lampadina al nostro Premier. Ma nel frattempo i flussi di profughi sono progressivamente aumentati ed il problema non è solo quello di contenerne l’arrivo, ma anche di gestire in maniera umana e civile la loro presenza massiccia nel Paese.

L’aver ignorato la gravità del problema quando sarebbe stato necessario imporre alla Ue di affrontare la questione è una colpa pesante. Ma è ancora più pesante e pericolosa la sensazione che il nostro governo non sia particolarmente consapevole del comportamento inevitabile da adottare per cercare di frenare e controllare il flusso dei migranti verso la penisola. Qualcuno s’illude che sia sufficiente riesumare i vecchi criteri della cooperazione internazionale per fermare i profughi nei Paesi d’origine riempendo di soldi i governi ed i potentati locali oltre gli intermediatori nostrani. Questo metodo corruttivo non funziona più. Soprattutto perché in qualche caso, come la Libia, governi e potentati locali sono polverizzati ed anche se riempiti di soldi e di aiuti non possono garantire nulla. In Libia, ad esempio, rimane solo l’intervento diretto. Magari coperto da ragioni umanitarie e sanitarie. Ma rivolto a bloccare i porti e le spiagge da dove i nuovi schiavisti fanno partire i profughi verso le nostre coste.

Fare da sé, in sostanza, comporta l’uso delle armi. Renzi ne è consapevole? E se lo è perché non dirlo apertamente agli italiani?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:06