Che vuol dire populisti?

In questo primo week-end d’autunno abbiamo scoperto che esiste una versione svizzera del populismo. Intendiamoci: populismo non è una parolaccia. Lo pensano solo coloro che lo combattono. Piuttosto il populismo è qualcosa con cui bisognerà fare i conti. Come dimostrano gli esiti del referendum celebrato la scorsa domenica nel Canton Ticino, esso esiste, produce effetti concreti e non lo si rimuove con una scrollata di spalle.

Nella patria degli orologi a cucù i cittadini chiamati a pronunciarsi sulla limitazione del flusso di lavoratori stranieri, che da quelle parti sono prevalentemente italiani transfrontalieri, hanno risposto compatti per il sì. Lo slogan dei promotori del quesito referendario è stato “prima i nostri”. Questa parola d’ordine sintetizza un’istanza ricorrente del nostro tempo storico: il diritto alla legittima difesa delle comunità. Gli elettori del cantone svizzero hanno voluto proteggersi dalla concorrenza salariale che la manodopera straniera, in questo caso italiana, provoca sugli equilibri sociali interni, dimostrando che la piena e incontrollata libertà di circolazione degli esseri umani non è sempre un bene. E men che meno può essere un dogma. Gli svizzeri di lingua italiana sono stati mossi, nella scelta, da una pulsione classificabile come populista? Probabilmente sì, ma bisogna intendersi sul significato delle parole. Per comprendere la dinamica che ha portato ad un risultato referendario escludente non occorre aggrapparsi alla retorica moralista del multiculturalismo. Bisogna convincersi che il populismo sia nient’altro che una categoria dell’analisi politica, al pari di quelle già conosciute e sperimentate. Il fatto poi che si manifesti come una forza dirompente in grado di scuotere alle radici l’albero della civiltà occidentale, dipende dall’inverarsi di una crisi profonda della democrazia. Il principio fondante della forma democratica dovrebbe reggersi, ai fini della composizione dell’azione di governo, sulla sintonia tra le classi dirigenti e le opinioni pubbliche. Invece, oggi questa sintonia non esiste più o quanto meno è in forte crisi. La ragione è che, nel cuore del Vecchio Continente, hanno preso piede correnti di pensiero “tecnocratiche” ispirate all’idea-guida che la razionalità delle governance non debba essere influenzata dal “sentire” irrazionale delle comunità. Cervello contro pancia, che sposta pericolosamente l’asse di rotazione della sovranità.

In Italia questo pensiero ha conosciuto la sua forma plastica più disperante: è dal 2008 che non si ha il bene di vedere un governo espressione effettiva della volontà popolare. Tuttavia, alberga in politica una pulsione ispirata al terzo principio della dinamica newtoniana: a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Il populismo, tra le risposte possibili, non è altro che un atto collettivo di legittima difesa contro il rischio di tirannide generata dai processi di svuotamento della forma democrazia incardinata sulla titolarità popolare della sovranità. Il filosofo francese Vincent Coussediére lo definisce: “L’inizio della resistenza di un popolo contro le sue élites, in quanto ha compreso che lo conducono al baratro”. È una definizione da manuale. Tuttavia occorre consapevolezza della dimensione strumentale del populismo, non avendo al momento questa categoria concettuale dimostrato la capacità di produrre, oltre la rottura degli schemi, esaustivi scenari alternativi. La spinta populista può funzionare solo se è funzione propedeutica di qualcosa d’altro che sia realmente appagante per le aspettative delle popolazioni coinvolte. Diversamente, si arenerebbe sulle secche di un nichilismo negativo, fine a se stesso. Che è poi il rischio che in Italia si sta correndo con l’esperienza di governo dei Cinque Stelle.

In concreto, si può essere populisti per reazione a condizione che si abbia chiara l’idea di cosa essere dopo. Ci si può consentire un ritorno all’infanzia purché si sappia cosa fare da grandi. Il punto è: lo sa chi oggi si proclama populista?

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 19:45