Demeriti della riforma e della Mogherini

In una lettera al Corriere della Sera del 23 ottobre scorso, la signora Federica Mogherini, “Alto rappresentante della Ue per gli affari esteri e la politica della sicurezza”, con l’intento di magnificare “I molti meriti della riforma” (titolo generosamente concesso dal giornale), ha dato una dimostrazione di insipienza e contraddittorietà, dalle quali gli Europei devono augurarsi che l’Alto rappresentante sia immune nel suo lavoro, per quanto di modestissimo peso politico.

Matteo Renzi ha fatto bene a dirottarla a Bruxelles ma fa male, per lui, dico, a farle spiegare una riforma che l’Infelice non conosce o non capisce, come comprova l’articolo che con imprudenza ha inviato al Corriere e che con inescusabile leggerezza il grande quotidiano ha pubblicato nell’importante pagina dei commenti. Azzardo un’ipotesi: nell’ansia di schierare tutte le sue migliori (sic!) truppe nella vitale, per lui, dico, battaglia del referendum, Renzi avrà chiesto alla Mogherini di far qualcosa a sostegno del sì. L’Alto rappresentante, per riconoscenza politica e partito preso, ha pensato di scrivere. Senza pensarci troppo, a giudicare dal risultato. L’articolo andrebbe ripubblicato in favore delle ragioni del no. Chi non l’avesse letto, è invitato a leggerlo. Qui posso solo limitarmi a delle citazioni, per evidenziare quanto siano sorprendentemente sconclusionate e incoerenti. La riforma, sostiene la Mogherini, “modifica gli articoli che negli anni hanno mostrato dei limiti, rallentato e qualche volta ingessato i processi politici”. Poi, dalla premessa che Camera e Senato nel 2013 hanno approvato solo 4 leggi d’iniziativa parlamentare (una era la sua, ovvio!) e 28 leggi d’iniziativa governativa (appunto!), conclude: “Per ogni legge d’iniziativa parlamentare, sette d’iniziativa governativa”. Semplicemente geniale! Lo dice con evidente rammarico, mentre sta parlando della fisiologia del sistema parlamentare. Ma non è finita: “Sempre più decreti, perché le proposte di legge richiedono troppo tempo; sempre meno proposte di legge, perché il Parlamento è ingolfato di decreti. Un circolo vizioso che lascia poco spazio per l’iniziativa parlamentare e ancor meno per quella popolare, pure prevista dalla Costituzione”.

Insomma, l’iter dei disegni di legge del governo è impervio a causa dei decreti legge che il governo adotta perché l’iter dei suoi disegni di legge è impervio. All’Alto rappresentante sfugge, dopo sei anni da parlamentare, che progetti di legge e decreti legge non sono gli uni il surrogato degli altri? Non lo credo. Son convinto invece che l’ha buttata lì in omaggio alla pseudofilosofia della velocità, anche legiferativa, del suo capo. Questa la solenne conclusione: “Così la prassi ha avuto la meglio sui principi e le istituzioni sono state sempre meno efficienti, nel discredito generale della politica”. Se i princìpi sono buoni e la prassi sbagliata, perché la geniale Mogherini vuole cambiare i primi sconvolgendo la Costituzione anziché modificare facilmente la seconda, che dipende solo dal comportamento dei politici, compresa lei stessa? Non sente di contribuire, anche con articoli del genere, a quel discredito della politica che giustamente biasima?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:00