Discontinuità del Conte rispetto al Granduca

giovedì 12 gennaio 2017


Sarà pure vero, come sostengono i più oltranzisti dei nostalgici di Matteo Renzi, che quello di Paolo Gentiloni è “lo scialbo Governo del Conte” (ove ovviamente il termine “Conte” viene usato in maniera dispregiativa). Ma chiunque non sia affetto di perniciosa nostalgia renziana non può fare a meno di notare che il Governo definito “scialbo” non si limiti affatto a compiere una pallida imitazione dell’Esecutivo precedente, ma stia operando su alcuni terreni particolarmente minati in maniera totalmente diversa da quello di cui sembra essere una copia conforme.

La discontinuità più evidente è sicuramente quella che si manifesta sul tema dell’immigrazione. Dall’accoglienza indiscriminata, che godeva della benedizione del Vaticano ma faceva imbufalire le masse dei non privilegiati, si è passati all’annuncio della creazione di centri di identificazione e di espulsione che irrita le associazioni del volontariato cattolico ma non dispiace affatto ad una fetta consistente della società italiana. Dall’accoglienza all’espulsione il salto è gigantesco. Può essere che all’annuncio non seguano misure specifiche. Ma intanto l’inversione di tendenza è stata compiuta su una questione di grande importanza. E la discontinuità va a tutto vantaggio del Conte ed a svantaggio del Granduca.

Questa forte discontinuità si manifesta anche su un altro terreno estremamente delicato. Che è quello della politica estera. Che con Matteo Renzi era stato caratterizzato da un totale immobilismo nei rapporti con i Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo, in particolare con la Libia e con l’Egitto. E da una sorta di passività acritica verso la politica di Barack Obama nei confronti non solo della Russia di Putin ma anche dell’Europa e del Medio Oriente. Anche in questo caso è probabile che il Conte non sia in grado di far seguire alle parole i fatti. Ma intanto il ministro dell’Interno, Marco Minniti, è andato a Tripoli a riaprire l’Ambasciata Italiana ed a tentare di riesumare i vecchi accordi fatti da Silvio Berlusconi con il colonnello Gheddafi. E, soprattutto, lo stesso Gentiloni ha messo in chiaro che il suo Governo non ha alcuna intenzione di seguire l’amministrazione Usa uscente nel realizzare un rapporto con la Russia incentrato sulla logica della vecchia Guerra fredda.

È poco? Rispetto al nulla di Renzi sembrano passi da gigante. Il Governo sarà pure scialbo, ma il Conte non pare affatto dimesso e tremolante!


di Arturo Diaconale