Avetrana: siamo tutti in libertà vigilata

Debbo confessare che, nonostante la grande pressione colpevolista esercita fin dai primi giorni dai media nazionali, mi aspettavo dalla Suprema Corte di Cassazione un giudizio ben diverso rispetto alla conferma dell’ergastolo per Sabrina Misseri e Cosima Serrano, ritenute definitivamente colpevoli dell’omicidio di Sarah Scazzi.

In questo senso non posso che condividere in toto l’amara affermazione dell’avvocato Roberto Borgogno, legale della signora Serrano, intervistato per “La Stampa” dall’ottima Maria Corbi: “C’è un colpevole e ci sono due innocenti che stanno scontando la pena al posto suo. È stato commesso un evidente errore giudiziario”.

Già, proprio un errore giudiziario che, pur nel rispetto formale che uno Stato di diritto pretende nei confronti di ogni sentenza, per come è maturato scuote le coscienze e lascia nella mente di chi pensa che il garantismo non sia un optional la sensazione che in questo disgraziato Paese siamo un po’ tutti colpevoli in libertà vigilata. Soprattutto se consideriamo che la cosiddetta prova regina su cui si è basato il castelletto accusatorio della Procura di Taranto è il famoso sogno del fioraio Giovanni Buccolieri. Un sogno il quale, come ha rimarcato la stessa Corbi nel corso della trasmissione televisiva “La vita in diretta” (contrapposta ad una imbarazzante Filomena Rorro, tra le prime a gettare la croce sulle due condannate), è stato preso come oro colato dai vari giudici e, come accaduto nei confronti di altre testimonianze che non collimavano con il teorema accusatorio, ha dato luogo a un procedimento penale per falsa testimonianza, ancora in corso, nei confronti del medesimo sognatore, quest’ultimo fermamente intenzionato a ribadire la sua versione onirica.

Ma a rendere ancor più inquietante la tragica vicenda, principalmente per chi ha seguito il caso senza i paraocchi di un teatrino mediatico-giudiziario a dir poco vergognoso, vi è la surreale condizione di Michele Misseri, marito di Cosima Serrano e padre di Sabrina Misseri, fin da subito reo confesso e, a mio parere personale, unico autore di un delitto d’impeto a sfondo sessuale che sembra particolarmente cristallino nei suoi drammatici contorni. Ciononostante il Misseri, pur continuando a proclamare con costanza e ostinazione la sua piena responsabilità nel delitto, non è stato creduto neppure dalla Cassazione. Un caso quasi unico nella nostra giurisprudenza. Ha invece prevalso una ricostruzione dei fatti la quale, al di là della evidente mancanza di riscontri oggettivi - soprattutto dopo la successiva incriminazione di Cosima Serrano, dipinta fin dall’inizio dalla stampa colpevolista come una sorta di manipolatrice criminale - appare piuttosto in conflitto con la logica e il buon senso. Ma tant’è, al pari del proverbiale Martin che per un punto perse la cappa, in Italia si può finire all’ergastolo, perdendo a vita la libertà, per un sogno.

Spero vivamente di essere smentito nel tempo a venire, tuttavia nutro la forte impressione che più una accusa (in particolare quelle sfruttate dai media per ragioni di audience) poggia su basi fragili, e più risulta impossibile invertirne un verdetto finale di condanna che sembra già segnato fin dai primi momenti. E se la libera informazione, anziché fare le bucce alla pubblica accusa, ossia la parte più forte in qualunque procedimento penale, diviene il collettore per le peggiori inclinazioni colpevoliste presenti nella popolazione, anticipando di fatto il giudizio finale, quest’ultima offre un pessimo servizio alla collettività.

In merito all’incredibile vicenda di Avetrana, in cui hanno dominato chiacchiere, pettegolezzi e forzature di ogni genere, siamo in pochi a rilevare e mettere nero su bianco le enormi criticità di una duplice condanna capitale definitiva, e questo dovrebbe farci quanto meno riflettere.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:56