Grillo: il marchese   e il Papa Re del M5S

È probabile che Beppe Grillo non abbia mai sentito parlare di Costantino Mortati, il costituzionalista cattolico che nel corso dell’assemblea costituente aveva invano sollecitato di inserire nella Costituzione la norma destinata a fissare l’applicazione del metodo democratico all’interno di ciascun partito politico. In compenso, però, al leader grillino non manca di sicuro la conoscenza del film di Mario Monicelli dedicato al Marchese del Grillo, in cui l’interprete del nobile romano, interpretato da Alberto Sordi, si presenta ai suoi servi e valletti con la frase “io so’ io... e voi non siete un cazzo!”.

Questa frase, che non è né di Monicelli e neppure di Sordi ma quella che Giuseppe Gioachino Belli scrisse nel sonetto “Li soprani der monno vecchio” (I sovrani del mondo antico) per descrivere come la plebe romana interpretava il rapporto esistente con i Papi e con i Re dell’epoca. “C’era una vorta un Re cche ddar palazzo mannò ffora a li popoli st’editto: io sò io, e vvoi nun zete un cazzo, sori vassalli bbuggiaroni, e zzitto”.

Nel primo Ottocento, in sostanza, il popolo non contava nulla rispetto al sovrano che invece rappresentava il potere assoluto. Da allora ad oggi sono passati duecento e passa anni nel corso dei quali i valori della libertà e della democrazia si sono affermati, sia pure tra mille contrasti e tragedie, cancellando (almeno sulla carta) ogni residuo di potere assoluto. Al punto che un costituente illuminato avrebbe voluto stabilire nella Carta Costitutiva della Repubblica il principio che il metodo democratico dovesse essere applicato non solo nella competizione tra i partiti, ma anche all’interno di ciascuna forza politica.

Grillo, però, ha deciso di infischiarsene della storia di questi duecento e passa anni e ha stabilito che il principio fondante del suo movimento non è solo quello messo in bocca al suo omonimo da Monicelli e Sordi ma è, soprattutto, quello indicato in maniera più completa dal cantore della plebe romana secondo cui quelli che non contano un benamato cavolo sono anche dei “vassalli bbuggiaroni” e non hanno alcun diritto di parlare.

La vicenda genovese è risultata l’applicazione più illuminante della concezione che Grillo ha di se stesso, garante supremo e infallibile della vita interna del movimento, e dei militanti che hanno il dovere di stare zitti e non protestare se le votazioni per il candidato sindaco vengono annullate dal Papa Re grillino.

Dice Grillo che questa è la regola e chi non l’accetta può farsi un altro partito. Congratulazioni per i “vassalli bbuggiaroni” che rimangono!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:57