La Libia e l’industria dell’umanità

Non ha alternative la decisione del Governo Gentiloni di cercare di tenere sotto controllo i flussi di migranti provenienti dai porti libici attraverso un’intesa con il governo di Tripoli. Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, si muove in piena e attiva continuità con una linea che tutti i governi italiani, da quelli di centrodestra a quelli di centrosinistra, hanno cercato di portare avanti da quando il fenomeno migratorio proveniente dalle coste libiche si è manifestato in grandi proporzioni. E questo dimostra che non esiste altra possibile formula capace di tenere sotto controllo il fenomeno e che la strada della collaborazione con le autorità libiche è di fatto obbligata.

Ma l’assenza di alternativa non esclude l’accortezza. E non solo perché l’interlocutore libico è talmente debole e instabile che potrebbe saltare da un momento all’altro azzerando di colpo gli sforzi tesi a gestire in qualche modo l’arrivo in massa dei disperati provenienti dall’Africa. Ma soprattutto perché la gestione del fenomeno migratorio non si esaurisce nel rapporto con il governo di Fayez al-Sarraj o con la richiesta all’Unione europea di aiuti adeguati a fronteggiare un’emergenza che non è solo italiana ma completamente europea. I soggetti in campo sono molteplici. E vanno da quei grandi attori internazionali che sono i Paesi attivi nel bacino del Mediterraneo che perseguono interessi diversi e contrastanti con quelli italiani a quelle realtà sovranazionali che negli ultimi tempi hanno assunto un ruolo sempre più incisivo e determinante nella questione. È giusto, allora, che il Governo Gentiloni incominci a dialogare con quello francese per tentare di trovare un qualche compromesso sulla linea comune che l’intera Europa dovrebbe seguire in Libia. Ma sarebbe ancora più giusto che il Governo incominciasse a valutare attentamente il rapporto da tenere nei confronti di quelle organizzazioni umanitarie sovranazionali e di quelle Ong che hanno creato di propria iniziativa dei veri e propri corridoi attraverso i quali scorre senza sosta e senza alcun controllo il flusso dei migranti dalla Libia all’Italia.

Forse è arrivato il momento di scoperchiare la pentola dell’industria della umanità!

Aggiornato il 03 maggio 2017 alle ore 11:08