Una cultura economica fallimentare

Nella puntata del 25 maggio di Coffee Break, talk mattiniero trasmesso da La7 e condotto da Andrea Pancani, abbiamo avuto la rappresentazione plastica della fallimentare cultura economica espressa in questo momento storico dalla Lega Nord. Cultura economica rappresentata da Gianluigi Paragone, giornalista da sempre molto vicino al Carroccio, e dal leghista Armando Siri, considerato una sorta di guru fiscale di Matteo Salvini, tanto da aver ispirato la chimerica flat tax al 15 per cento.

L’argomento della puntata in oggetto riguardava uno dei più gravi problemi sistemici del Paese: le banche e le loro colossali sofferenze. Ebbene, in estrema sintesi, le tesi  di Paragone e Siri, partendo da una critica di bassa cucina demagogica contro il sistema bancario in generale, tendevano a convergere in fotocopia verso un approdo surreale, rimpiangendo i bei tempi andati delle banche di diritto pubblico, in cui la politica orientava il credito in funzione dei propri interessi di consenso. In pratica l’idea di costoro, destinata ovviamente a piacere al gran corpaccione di un Paese affetto da analfabetismo funzionale, sarebbe quella di tornare al piccolo mondo antico delle banchette pubbliche di territorio le quali, a prescindere dalle garanzie offerte dai richiedenti, erogassero crediti ad libitum a chiunque, svolgendo con ciò una, a parer loro, fondamentale funzione sociale. Una linea che, come ha correttamente sottolineato il consigliere economico di Palazzo Chigi, Luigi Marattin, ci riporta ai fasti della crisi dei subprime esplosa nel 2006 negli Stati Uniti, con l’esplosione di una colossale bolla immobiliare, e che innescò la grande recessione mondiale, mettendo letteralmente in ginocchio l’economia italiana.

Sotto questo profilo, occorre avere l’onestà intellettuale di riconoscerlo, la linea estremamente ragionevole espressa dallo stesso Marattin, basata su un sistema bancario sempre più concorrenziale e nel quale la politica si limiti a svolgere il ruolo di regolatore, ha fatto ulteriormente risaltare l’imbarazzante inconsistenza dell’attuale impostazione economico-finanziaria della Lega, assai vicina a quella del Movimento Cinque Stelle per ciò che concerne l’aspetto centrale del credito, con una decisa opzione per l’intervento pubblico nello stesso sistema bancario.

 In tal senso, oltre a minimizzare l’eterna questione dell’intrusione della sfera pubblica in ogni ambito della società, è stupefacente prendere atto che la Lega Nord, in passato fortemente connotata da temi antistatalisti, si stia sempre più caratterizzando con un sovranismo collettivista il quale, con più Stato e meno mercato, non porta da nessuna parte.

Aggiornato il 29 maggio 2017 alle ore 12:31