La dolorosa scoperta dell’Occidente

Il fenomeno del jihadismo mette l’Occidente di fronte a una dolorosa scoperta. Che ai terroristi dell’hashtag e del gessetto colorato non gliene frega una mazza. Così come non gliene impipa del tweet di Paolo Gentiloni e di Beatrice Lorenzin o delle dichiarazioni di chicchessia.

Lo scontro è particolare. Da un lato c’è una religione, quella islamica. Dall’altro c’è una civiltà eterogenea, quella occidentale. Da una parte c’è la religione “del fare” (attentati, sgozzamenti, sparatorie), dall’altra c’è una politica che crede di rispondere a un fenomeno concreto con la stessa vacuità con cui tiene a bada il suo elettorato: il tweet “ad effetto”, l’Hashtag figo, la manifestazione cool col gessetto colorato e “Imagine” di sottofondo. Solo per informarvi che di questo passo finiranno le canzoni dei Beatles da mettere e saremo costretti a mettere in consolle Gigi D’Alessio. L’Italia è un Paese che il terrorismo lo ha vissuto in prima persona e non “per sentito dire”. Quello che terrorizza più del terrorismo stesso è vedere le più alte cariche dello Stato che propongono (facendoci il lavaggio del cervello) delle soluzioni inopportunamente “omeopatiche” con vocazioni pelosamente umanitarie che ti aspetteresti più da uno che dirige una onlus che da un politico che dovrebbe perseguire l’interesse nazionale.

Tu senti Graziano Delrio che non parla del ponte di Fossano che è crollato o delle autostrade che cadono a pezzi. Delrio è ministro di una cosa che in Italia non esiste, ossia le Infrastrutture. Invece di mettersi le mani nei capelli, che fa il nostro beniamino? Dà la volata allo “ius soli”, provvedimento che se avallato trasformerebbe l’Italia nel reparto maternità del Mena (Middle East-North Africa). La Lorenzin fa il suo bel tweet come si fanno i telegrammi per le condoglianze e Gentiloni risparmia il francobollo e lancia anch’egli il suo cinguettio (che a lui e al suo staff sarà sembrato “ad effetto”) che ci dobbiamo “unire nel ricordo delle vittime”. Ci dobbiamo unire, va bene, ma il Presidente del Consiglio non ci dice per fare cosa.

La verità è che non lo sanno nemmeno loro. Ed è questo a fare paura. Ed è questa la discontinuità più significativa con il terrorismo che l’Italia ha affrontato: che a quei tempi dall’altra parte c’era una risposta politica concreta. Concretezza richiamava concretezza e non tweet che Francesco Cossiga manco sapeva cosa fossero. Non sappiamo cosa dicano gli analisti ai decisori politici nostrani, se scrivano in autonomia o se ripetano inginocchiati ciò che il decisore politico ami sentirsi dire. Non sappiamo se il “tengo famiglia” sia più forte dell’interesse nazionale o se i loro rapporti giacciano inascoltati sotto la bottiglia dell’olio buono per non sporcare il mobile. Ma non sembra che né lo ius soli né una politica indiscriminata dell’accoglienza sia una risposta forte contro il jihadismo. La politica potrà pure accontentarsi del fatto che un attentatore abbia scritto sul passaporto che la nazionalità sia italiana per suffragare il suo costrutto in base al quale il terrorismo sia “nostrano”, ma se tu sei di nazionalità italiana e vivi come viveva tuo padre a Ben Gardane non sarà un documento a sancire la tua nazionalità.

È un gioco puerile e da burocrate polveroso giocato sulla pelle degli italiani e non si dovrebbe giocare sulla pelle delle persone. Ma se la politica può avere i suoi interessi personali, sorprende l’assenza totale di capacità critica da parte dell’elettore, immerso com’è in questo clima di odio verso l’opposta parte politica. Di Londra se ne parlerà ancora e con dovizia di particolari. Quelli che piacciono a loro. Ometteranno di spiegare come tutto è cominciato. Vale la pena ricordarlo. Nel 1995 Gheddafi chiese a gran voce al Regno Unito di estradare i terroristi del Lifg (Libian Islamic Fighting Group). La richiesta rimase inascoltata. Più tardi si saprà che questi “signori” erano stati pagati dagli inglesi per uccidere il Rais, David Shayler denunciò questa circostanza e perse il posto all’MI5. Alcuni di loro hanno fatto fortuna: come spesso accade, anche nella terra della Regina i terroristi finiscono a fare gli “opinionisti” o i direttori di think tank (ma non hanno avuto ancora il coraggio di fargli fare i politici), altri sono morti. Dal 1995 sono passati 22 anni: giusto il tempo di fare una o due generazioni di “cittadini britannici a tutti gli effetti” per dirla come le nostre più alte cariche politiche. Sono circostanze che ti devono far pensare al futuro e, viste le premesse storiche, situazioni come queste erano ampiamente prevedibili.

Theresa May sente che il risultato della prossima e imminente tornata elettorale non è più così scontato. Così deve essere interpretato il messaggio celato nel suo “enough is enough” alla convocazione del comitato di emergenza Cobra interrompendo la sua campagna elettorale.
La domanda alla quale l’Occidente ha vergogna di rispondere è se davvero esista un Islam cattivo contrapposto a quello buono o se non sia solo il primo il braccio armato del secondo. È possibile rispondere a questa domanda in serenità e senza pressioni politiche? Perché è da questo interrogativo che parte la risposta concreta dell’Occidente.

Aggiornato il 07 giugno 2017 alle ore 09:04