Il centrodestra vince, i nodi politici restano

Archiviate le amministrative, con un trionfo del centrodestra nei ballottaggi, restano in piedi i nodi politici che dividono le principali forze che compongono tale schieramento.

Da questo punto di vista concordo pienamente con il titolo di una riflessione pubblicata a caldo da Il Foglio on-line, secondo cui “Berlusconi vince alla grande nelle città. Ma il centrodestra unito esiste solo lì”. A tal proposito il giornale diretto dall’ottimo Claudio Cerasa sottolinea l’evidente dicotomia tra il livello nazionale e quello locale, laddove - come nel caso eclatante di Genova - è stato possibile far convergere in un unico raggruppamento persino Alleanza Popolare di Alfano, sebbene quest’ultimo continui a ripetere di non voler avere niente a che fare con la Lega di Matteo Salvini.

Ma anche tra la stessa Lega e Forza Italia le cose sono destinate a raffreddarsi molto rapidamente, così come un occhio attento e poco incline alla sterile propaganda dovrebbe farci comprendere. Ed è stato lo stesso Silvio Berlusconi, nel corso della sua recente apparizione nel salotto televisivo di Bruno Vespa, a definire con estrema chiarezza il netto confine che sul piano nazionale lo divide dai populisti di destra. A una precisa domanda di un giornalista in merito a una possibile riunione del centrodestra nelle prossime elezioni politiche, l’ancor molto lucido uomo di Arcore ha fornito una risposta che non lascia molto spazio a dubbi circa le sue reali intenzioni. Dato per scontato che si andrà a votare con un sistema proporzionale, Silvio Berlusconi ha detto che Forza Italia elaborerà un programma sulla base del quale aggregare altri partiti e che, cosa ancor più dirimente, una eventuale alleanza di Governo si potrà verificare solo all’indomani delle elezioni.

Tutto ciò, tradotto in termini ancor più semplici, significa due cose: a) rimarcare la grande differenza negli indirizzi programmatici di fondo che esiste tra la Lega Nord e Forza Italia; b) sottolineare l’evidente divergenza di interessi politici di breve e medio periodo tra le due più rilevanti componenti del vecchio centrodestra. In pratica, tanto Berlusconi che Salvini avrebbero tutto da perdere se si presentassero alle elezioni parlamentari uniti sotto un unico listone, visto che l’attuale sistema elettorale non premia le coalizioni. Soprattutto dopo la svolta nazional-sovranista dell’attuale segretario del Carroccio, con tutto il surreale armamentario economico-finanziario che la sta accompagnando, buona parte dei cittadini che si stanno riavvicinando a Forza Italia si rifugerebbero nuovamente nell’astensionismo, non sentendosi rappresentati dal radicalismo antieuropeo della Lega. Ma anche la possibilità di un cartello elettorale a trazione forzista appare altrettanto remota.

Salvini, dopo anni di propaganda populista con cui ha condotto la Lega ai massimi storici, non potrebbe mai accettare di gettare alle ortiche buona parte del consenso acquisito in nome di una unità che, allo stato attuale, funziona solo a livello locale in virtù di un diverso meccanismo di voto.

Possiamo berci tutte le pozioni propagandistiche che vogliamo, tuttavia sembra sempre più evidente che la commistione tra interessi personali e linee programmatiche abbia oramai scavato un fossato politicamente molto profondo tra La Lega Nord e Forza Italia. Un fossato che il sistema proporzionale, bene accetto ad entrambi i partiti, si limita solo a ratificare.

Aggiornato il 27 giugno 2017 alle ore 12:04