Che sia tornato il cattocomunismo?

venerdì 11 agosto 2017


È tornato il cattocomunismo? Quell’ideologia storicamente riferibile, semplificando, a Giuseppe Dossetti e Palmiro Togliatti? Sinistra ex Democrazia Cristiana ed ex Partito Comunista Italiano? Ma davvero? Un ritorno da lasciare basiti sol che si pensi che l’eredità, quella ideologica, di Don Dossetti è, o dovrebbe essere, squisitamente spirituale, mentre quella politica è caduca, oltre che caduta col Muro. Per non dire dell’ideologia di Togliatti e di Enrico Berlinguer, certificata dalla storia come morta e sepolta e collocata fra le grandi tragedie del Novecento. Qualcuno però dà l’impressione, e non solo quella, che una simile ideologia, già di per sé confusa e ingannatrice essendo una sommatoria di contraddizioni e di fallimenti, non se ne sia mai andata, e persino in un governo come il nostro nell’anno di grazia 2017.

Stiamo ovviamente parlando della questione immigrazione-sicurezza e dei suoi protagonisti di primissimo piano, Marco Minniti e Graziano Delrio, che a loro modo, e sempre semplificando, sono emblemi dei due padri ideologici citati sopra, benché il primo, per sua e nostra fortuna, sembri totalmente e felicemente sciolto da giuramenti per tale paternità; e lo si vede da come lavora. Sul secondo forse non ci sono più giuramenti ideologici ma ci sono non rifiutate e dunque visibilissime ascendenze, eccome se ci sono. Eppure, a ben vedere, c’è qualche conto che non torna nella post-vicenda Delrio-Minniti (sistemata tempestivamente da un colpo secco politico di Sergio Mattarella) che pare trascinarsi col solito corteo (e torneo) di appigli ideologici, se è vero come è vero che la polemica va avanti e non soltanto con una parte, quasi tutta, del mondo solidarista-interventista cattolico.

Si sono mossi governatori piddini ed esponenti vari della poliedrica sinistra all’italiana, elogiando da un lato il buon senso di Delrio che “ha a cuore i diritti umani” rispetto alle niente affatto gradite rigidità minnitiane (politiche, beninteso); e c’è addirittura chi, sempre a “gauche”, è felice che “nel governo e nel Pd si sia aperta una dialettica vera intorno a materie delicatissime che sembravano destinate ad avere una sola voce: quella della semplificazione prodotta dalla destra culturale e politica che mirava a confondere le Ong con i taxi del mare”. Come a dire che il ministro degli Interni somiglia(va?) pericolosamente ai destrorsi cultural politici, ma meno male che c’è (stato?) Delrio il quale, imparando dal Nanni Moretti di “Aprile”, ha detto finalmente qualcosa di sinistra? (citazione da un brillante pezzo di Andrea Carugati su “La Stampa”).

Intanto, come la mettiamo col Quirinale che ha risolto, almeno per ora, la pericolosa frattura dando torto a Delrio e totalmente ragione a Minniti, anche il suo inquilino sospettato di seguire i proclami del destrismo in agguato che vuole cancellare le Ong? Anche il mite Sergio Mattarella, ma pur sempre dalle radici cattocomuniste d’antan, al servizio della cultura reazionaria? E, aggiungiamo noi ma senza cattiveria e solo teoricamente, così come Minniti voleva dimettersi a causa del dissenso di Delrio - dissenso mostrato già da prima del decreto governativo con relativo codice di condotta obbligatorio per tutte le Ong - allo stesso modo l’attuale ministro dei Trasporti avrebbe dovuto sentire una spinta uguale e contraria avendo avuto torto. O no?

Ma i conti non tornano anche e soprattutto se ci liberiamo dalle ragnatele criptoideologiche, pretestuose, demagogiche e un po’ farlocche, e osserviamo la faccenda per quella che è stata e che è. Prima del “decreto Minniti” non c’era il Codice di condotta che cerca di porre rimedi efficaci alla facilonerie, alle disattenzioni, e ai risultati nefasti del “siamo spalancati a chiunque entri in acqua, siamo favorevoli a tutte le Ong, ecc.”. Oggi non è più così e non ci può essere, non ci dovrebbe più essere quella specie di derby ideologico fra sicurezza e diritti umani, giacché l’inscindibilità dei secondi con la prima si preserva e si rafforza proprio nel rispetto della legge, dei decreti e quindi del decalogo di regole di comportamento per i natanti delle Ong in giro per il Mediterraneo. La difesa dei diritti umani è garantita dal rispetto della legge, esattamente come la nostra sicurezza.


di Paolo Pillitteri