La sintonia tra Papa e Pd

Il Papa corregge la linea dell’accoglienza indiscriminata lodando il Governo Gentiloni che cerca di frenare l’afflusso dei migranti e il Partito Democratico rinuncia alla battaglia parlamentare sullo Ius soli riconoscendo che su questo tema la maggioranza è inesistente. Forse non c’è alcun nesso tra le parole di Francesco e la decisione del partito di Matteo Renzi. Ma la concomitanza tra i due avvenimenti impone di rilevare come il Pd abbia costantemente cercato di seguire la linea tenuta dal Papa fino al momento del ritorno dal viaggio in Colombia e, anche quando si è visto costretto a sostenere la strategia del contenimento perseguita dal ministro dell’Interno Marco Minniti per non venire travolto dalla rivolta dei propri sindaci, ha sempre cercato di bilanciare il freno ai migranti con la legge sulla cittadinanza sostenuta e benedetta dalla Chiesa.

Questa sintonia non casuale ma assolutamente ricercata costituisce una sorta di pietra miliare nel tentativo di Renzi di collocare il suo partito al centro della scena politica italiana trasformandolo in una sorta di riedizione della vecchia Democrazia Cristiana. Il Pd renziano è dunque il moderno partito cattolico e come tale è destinato ad essere l’asse centrale del sistema politico nazionale?

Che Renzi persegua questo obiettivo è fuor di dubbio. Ma che l’operazione sia destinata ad avere successo non è affatto scontato. E non perché il leader del Pd abbia qualche perplessità nello sposare sempre e comunque la posizione di Papa Bergoglio sulla questione dei migranti. Ma perché è la posizione del Pontefice che non rappresenta la maggioranza del mondo cattolico italiano ma solo una minoranza che, come si è visto dal ritorno al realismo di Bergoglio dopo il viaggio in Colombia, si rende perfettamente conto della propria condizione minoritaria.

Al massimo, quindi, il Pd renziano si identifica solo con le componenti progressiste del volontariato cattolico. Il resto della comunità non sembra disposta a sostenere il solidarismo radicale e terzomondista dei cattolici più schierati a sinistra.

La conclusione, quindi, è che il Pd non può essere la nuova Dc e occupare il centro della scena politica nazionale. Al massimo può ricordare la sua componente dossettiana, che è sempre stata minoritaria all’interno dello scudocrociato.

Aggiornato il 14 settembre 2017 alle ore 22:20