Pisapia: un’operazione sparsa fra le chiese della sinistra

Prima dell’operazione Pisapia – a proposito, che fine ha fatto? a che punto è? che ne sarà’ – occorrerebbe soffermarsi su alcune delle parole d’ordine, dei veri e propri credo, delle affermazioni per dir così mistiche della sinistra d’antan che, come si sa, ha sempre predicato contro le scissioni nel momento stesso in cui produceva secessionisti a gogo. È il compagno Mussi, ve lo ricordate, vero? Che in un’interessante intervista a “Il Foglio” ha dapprima temporeggiato, poi ha preso la rincorsa e infine ha pronunciato la massima, il detto, l’impegno, la proclamazione di fede; insomma, la prece più prece di tutte, ovverosia quel mitico e mistico “extra Ecclesiam nulla salus” che ha accompagnato come un sigillo di qualità, davvero extra, il cammino dei comunisti dentro quel Pci che era davvero una “ecclesia”, una chiesa, coi suoi riti, le sue confessioni, i suoi celebranti, le sue grazie o disgrazie dispensate a seconda dei compagni iscritti, pardon, dei chierici.

Mussi parlava delle vicende di questa sinistra, e per sinistra il credo mussiano intende ciò che è contro la destra non solo quella doc, berlusconiana, ma un’altra incarnata da Matteo Renzi, una sinistra nella quale spiccano le rabbie di Massimo D’Alema (contro il renzismo di partito e di governo), il gauchismo esclamativo del neonato partito di Fava, le vaghezze seppur massimaliste di Bersani. In più varie ed eventuali che si aggiungeranno in un panorama sempre più scombinato. Che vedremo all’opera nelle prove prossime venture, fra cui la nuova legge elettorale alla quale, c’è da scommettere, non sarà risparmiata alcuna sorpresa negativa dentro e fuori dall’aula di Montecitorio.

Parlando del suo amico D’Alema, il sempre colto Mussi ne ha citato per l’appunto quel detto di San Cipriano, fatto proprio dal credo dalemiano, a proposito della Chiesa (ecclesia) e della salvezza (salus) apponendolo come richiamo obbligatorio, una sorta di sacramento, per il Pci, poi Ds e infine Pd, un credo, quello di Massimo, a dir poco dissacrato con la sua scissione e la creazione insieme ad altri, del Quarto Polo della sinistra ritenuto dai suoi promotori una scelta necessaria, utile, obbligata e comunque tutta da sfruttare contro le mire e i disegni tentacolari della destra, soprattutto da quella che guida ora il Pd.

D’Alema credeva, o faceva finta di credere, a un Pd parificato a una Chiesa e alla sua facoltà di offrire salvezza ma soltanto a chi ne fa(ceva) parte e noi sappiano bene che una simile concezione partitica era stata un’esclusiva di un leninismo-stalinismo assurto a dottrina non solo o non tanto per tenere uniti e compatti i compagni chierici, ma per consolidare un potere assoluto da parte dei supremi conduttori, a loro volta promossi a papi e cardinali con diritto di vita e di morte. Nessun partito, a cominciare dai socialisti, ha mai sposato una simile impostazione, anzi, ne ha condannato la sua vera essenza come autentica negazione dei principi di democrazia, libertà, e, soprattutto di laicità, dote, qualità, essenza preziosa per chiunque voglia fare politica.

Hanno rotto questo giuramento, dice ora Mussi, riferendosi a D’Alema e agli altri sodali del Quarto Polo, ma ne siamo così sicuri? Non è che hanno semplicisticamente e comodamente spostato il termine “ecclesia” da un partito a un Polo, sia pure Quarto? Il sospetto è autorizzato anche dall’ira, dal rancore, dalla durissima determinazione, a cominciare da un D’Alema che secondo Mussi è tranquillamente sarcastico e ironico e giammai arrabbiato, che hanno rimesso le fondamenta a un’altra chiesa, a una nuova ecclesia in funzione di una ritrovata salvezza, di una necessaria salus (dalla destra renzianberlusconiana).

Una Quarta Chiesa, altro che Polo. È lecita dunque la domanda iniziale sul che farà il buon Giuliano Pisapia, che aveva iniziato la sua operazione per allargare la platea dove il pro Renzi non era affatto escluso ma semmai annacquato da diversi apporti diversi e critici in funzione di una gauche ampia, e ora sta compiendo un percorso alla rovescia, niente affatto pro Renzi ma sempre più contro il suo berlusconismo sempre più evidente e sacrilego, cui contrapporgli la barriera di una sinistra degna di questo nome, che non sarà una Chiesa tout court ma somiglierà per forza di leggi attrattive a una rinnovata Ecclesia dalla quale, il massimo che può cavare, è una Salus. Almeno la sua. Mah.

Aggiornato il 25 settembre 2017 alle ore 11:56