Gli interessi personali e il “Rosatellum bis”

Se fosse passato il sistema elettorale ispirato a quello tedesco e portato avanti dall’accordo tra Partito Democratico, Forza Italia, Movimento Cinque Stelle e Lega a protestare in piazza sarebbero stati gli alfaniani, Fratelli d’Italia e tutti i gruppi minori che sarebbero stati spazzati via dallo sbarramento al cinque per cento. Ma quell’accordo non ha retto per la defezione dei grillini e ora a protestare in piazza sono i grillini stessi affiancati dai nemici di Matteo Renzi usciti dal Pd, con le stesse argomentazioni che sarebbero state usate se fosse passato il modello tedesco. La strumentalità delle proteste è fin troppo evidente. Chi si sente danneggiato da un meccanismo elettorale contesta fin che può quella che ai suoi occhi e in nome dei propri interessi è una “legge truffa” e un attacco insopportabile ai principi costituzionali.

Ma non saranno le manifestazioni piazzaiole a mettere in crisi il “Rosatellum bis”. Semmai a giocare un ruolo decisivo saranno i calcoli e gli interessi personali dei singoli parlamentari. Quelli sicuri o convinti che comunque riusciranno a rientrare in Parlamento voteranno a favore e quelli che si sentirebbero più garantiti dal Consultellum con il proporzionale e le preferenze cercheranno di approfittare del voto segreto finale per azzerare il Rosatellum bis e sperare nella sorte benigna.

I sacri principi democratici, quindi, non c’entrano un bel nulla nella vicenda. C’entrano gli interessi specifici dei singoli e dei gruppi che rischiano di essere penalizzati. Il ché costituisce la conseguenza costante di qualsiasi legge elettorale, che a seconda di come viene realizzata può privilegiare qualcuno e danneggiare qualche altro.

Ma una legge elettorale, a pochi mesi dalla scadenza della legislatura, comunque serve. Perché se il Rosatellum bis, di cui ognuno può dire tutto il bene o il male possibile, dovesse saltare, l’unico sistema elettorale in funzione sarebbe quello non realizzato dal Parlamento ma formato dalla Corte costituzionale attraverso l’elaborazione ritagliata dell’Italicum. Si verificherebbe, in sostanza, la certificazione del fallimento della legislatura e della stessa istituzione parlamentare. Con conseguenze pesanti sulla stessa tenuta del sistema democratico rappresentativo. Chi auspica la democrazia diretta o il governo dei giudici come unica risposta alla crisi della democrazia liberale sarebbe soddisfatto. Ma solo lui. Perché il futuro del Paese verrebbe compromesso.

Aggiornato il 12 ottobre 2017 alle ore 20:33