Il mondo complotta contro gli onesti a Cinque Stelle

In un Paese normale, per così dire, di fronte a un avviso di garanzia per falso in atto pubblico ricevuto da un membro del proprio partito non si dovrebbe gridare al complotto, manifestando una sorta di isterica sindrome da accerchiamento. In un Paese normale, dove il prerequisito morale dell’onestà non può essere monopolio di nessuno, un leader politico attenderebbe senza dimenarsi che la giustizia ordinaria facesse il suo corso.

Eppure, dopo l’imbarazzante vicenda di Chiara Appendino, indagata per un presunto occultamento di 5 milioni di euro dal bilancio del Comune di Torino, il candidato premier dei grillini Luigi Di Maio ha risposto con un post di fuoco sul blog di Beppe Grillo: “Quando vi abbiamo detto in questi anni che sarebbe stata la campagna elettorale più scorretta della storia, non scherzavamo. Siamo sotto attacco, il Movimento è sotto attacco. In questo momento stanno provando ad accerchiarci da tutti i lati”. Così ha introdotto il suo commento “Giggino ‘o webmaster”. Mentre nel merito specifico del caso Appendino ha definito “di poco conto” la notizia dell’avviso di garanzia ricevuto, “se non fosse che la maggior parte dei media fa parte di quel sistema che sta provando a sopravvivere e quindi questa vicenda è diventata la vicenda del giorno”.

Dunque, prescindendo dall’inelegante ripetizione del testo, probabilmente causata dall’onesto furore che l’ennesima cospirazione ordita contro un amministratore grillino ha scatenato nell’animo di questo ragazzotto di belle speranze, ancora una volta registriamo il surreale doppiopesismo dei pentastellati sul tema giudiziario. Tant’è che lo stesso Di Maio, nel tourbillon di scandali che hanno cominciato ad intaccare la credibilità del Movimento 5 Stelle, nel giro di poco tempo è passato dal lapidario “se un politico è indagato si deve dimettere”, a “leggiamo le carte”, per approdare a un più partitocratico “decidiamo dopo il primo grado di giudizio”.

Si tratta di una evidente quanto necessaria mutazione genetica, poiché le crescenti responsabilità amministrative del M5S lo costringono per forza di cose ad entrare nel mondo reale della politica, in cui esiste una diretta relazione tra la quantità di competenze e di risorse pubbliche gestite e gli “incidenti” giudiziari.

Sotto questo profilo, come i fatti stanno inesorabilmente cominciando a mettere in evidenza, il partito degli onesti rappresenta una pura invenzione propagandistica a beneficio dei gonzi. Ma per ora, in attesa che la realtà s’incarichi di dimostrare che i grillini non provengono dall’Empireo vagheggiato dagli antichi filosofi, ancora parecchi dei suoi iscritti e simpatizzanti sembrano accettare di buon grado le pozioni complottiste del giovane Di Maio.

Aggiornato il 18 ottobre 2017 alle ore 20:46