Bankitalia: il bluff del duo Renzi-Gentiloni

Matteo Renzi apre la sua campagna elettorale con una cannonata sparata all’indirizzo di Bankitalia e del governatore Ignazio Visco.

In molti, sui media, hanno gridato allo scandalo per il colpo basso che il leader del partito di maggioranza avrebbe affibbiato al gotha del mondo bancario. Perché scandalizzarsi, è del personaggio Renzi colpire sotto la cintura. Forse che si è persa traccia del tweet “Enrico stai sereno” con il quale nel 2014 licenziava via social Enrico Letta, primo ministro in carica, per prenderne il posto a Palazzo Chigi? E di Ignazio Marino, sindaco di Roma, mandato a ramengo con un atto notarile? Probabilmente è giunta l’ora di un altro Ignazio, quel Visco che da sei anni governa, con poche luci e molte ombre, il massimo organo di garanzia e di vigilanza bancaria sulla tutela del credito e del risparmio degli italiani. Il caso ha voluto che il mandato del governatore scada il prossimo 31 ottobre. Quale occasione migliore per il capo del Partito Democratico di fare restyling d’immagine scrollandosi di dosso responsabilità e sospetti di collusione nella pessima gestione delle recenti crisi bancarie? A voler stare alle regole, la scelta del nuovo governatore della Banca d’Italia seguirà l’iter previsto dall’articolo 19, comma 8, della legge n. 262 del 2005, il quale prevede che la nomina sia disposta con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia. Dunque, non i desiderata di un capopartito incoronano il sovrano di Bankitalia.

Tuttavia, è facoltà di un gruppo parlamentare impegnare con una mozione il Governo ad adottare criteri di scelta che siano in sintonia con la maggioranza che lo sostiene. Sarà pure inelegante e rozza l’entrata a gamba tesa di Renzi, ma è legittima. Altro conto è discutere sull’obiettivo che l’iniziativa, giudicata “inopinata” dal Presidente della Repubblica, intendesse colpire. È mestiere delle opposizioni smascherare lo scaricabarile che il leader “dem” sta tentando per presentarsi immacolato come un puttino alle elezioni in primavera. Ma i media insistono su di un sedicente contrasto insorto tra lo stesso Renzi e il premier Gentiloni che, secondo le cronache, sarebbe furioso per essersi sentito scavalcato dall’iniziativa del suo segretario di partito che lo avrebbe tenuto all’oscuro del colpo che si preparava a sferrare. I fatti però raccontano altro.

Torniamo al pomeriggio del 17 ottobre. Montecitorio, interno dell’Aula. Sono le 15,35. Presiede la seduta pomeridiana il vice-presidente, Roberto Giachetti il quale avverte che, in merito alle iniziative di competenza della Camera concernenti la nomina del Governatore della Banca d’Italia, oltre a quelle già depositate è stata presentata la mozione n.1-01731, prima firmataria la deputata del Pd Silvia Fregolent. Si tratta della “cannonata” renziana per l’affondamento di Ignazio Visco. Il presidente chiede al rappresentante del Governo presente in aula, il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, di esprimere parere su tutte le mozioni all’esame, compresa l’ultima “che è stata presentata pochi minuti fa”. Giachetti è uomo di mondo e annusando l’aria di burrasca prova a salvare la forma chiedendo al sottosegretario: “Onorevole Baretta, mi dica lei se il tempo è sufficiente, perché sennò...”. Se davvero il Governo non ne avesse saputo niente, il suo rappresentante in Aula avrebbe dovuto profittare dell’assist della presidenza e chiedere una sospensione della seduta per le necessarie consultazioni con Palazzo Chigi. Invece, sorprendentemente, Baretta si affretta a rispondere: “Grazie Presidente. Parere favorevole sulla mozione Fregolent e altri 1-01731, con la seguente riformulazione sulle premesse”.

Tale la voglia di acconsentire che dimentica di pronunciarsi sulle altre mozioni. Il che spiazza lo stesso Giachetti il quale è costretto a frenarne gli ardori con un accomodante: “Scusi, onorevole Baretta, però, partiamo dalla prima, nell’ordine in cui le sono state date. Va bene?”. E Baretta annuisce. Che teatrino! Ora, delle due l’una. O il rappresentante del Governo per abitudine dice sì a tutto anche alla carta igienica purché presentata dalla sua parte politica, oppure lui era già informato del contenuto della mozione Fregolent e aveva ricevuto precise istruzioni da Palazzo Chigi sul come comportarsi.

È ovvio che è vera la seconda ipotesi visto che Baretta subordina il parere favorevole del Governo alla modifica delle premesse contenute nel testo originario della mozione. Quindi il Governo sapeva. Ne era al corrente soltanto la perfida Maria Elena Boschi che avrebbe fatto tutto da sola subornando il malcapitato Baretta? Suvvia, ma chi ci crede? Allora che trame sta tessendo il “mite” Paolo Gentiloni? Non vorremmo che con la sua espressione paciosa ci stia prendendo tutti per i fondelli. Lui e Renzi si tengono per mano anche quando fingono di litigare. Le opposizioni stiano ben attente a non lasciarsi irretire in questo sottile gioco delle parti. Gentiloni e il suo Governo stanno con Renzi, non con qualcun altro.

Vedrete, la riconferma di Visco salterà e tutti i suoi sponsor che stanno a Roma e a Francoforte dovranno ingoiare il rospo. Non è che l’inizio. Renzi è tornato e non intende fare prigionieri. Sono tutti avvertiti.

Aggiornato il 21 ottobre 2017 alle ore 08:35