Giordano, tribuno della plebe

giovedì 23 novembre 2017


Mario Giordano, ospite di Giovanni Floris, sul tema caldo delle pensioni ha detto di sentirsi stranamente vicino alle posizioni di Susanna Camusso.

Non è la prima volta che questo ennesimo tribuno della plebe dell’informazione italiota se ne esce come un forsennato sull’argomento. Ergendosi a difensore di quel fallimentare schema Ponzi su cui si regge la previdenza pubblica, il direttore del Tg4 ha estratto dal suo cilindro un vetusto e molto sinistro cavallo di battaglia della stessa Cgil: separare l’assistenza dalla previdenza vera e propria. Trattasi di un a dir poco ridicolo escamotage contabile usato per decenni da politici e sindacalisti irresponsabili per rassicurare gli ingenui e gli sprovveduti di questo disgraziatissimo Paese circa la sostenibilità del sistema previdenziale.

Un sistema il quale, come ha cercato di spiegare l’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli al confuso Giordano,  continua a costare sempre troppo, nonostante la tanto bistrattata Legge Fornero, con incrementi di spesa ben superiori alla crescita del Prodotto interno lordo. Ora, volendo osservare la questione senza farsi sopraffare dalla tentazione di rincorrere a tutti i costi uno scampolo di popolarità, soprattutto quando questa viene ottenuta coi sacrifici delle prossime generazioni, i dati complessivi circa la spesa sociale italiana sono agghiaccianti.

A conti fatti, nel 2015 la somma totale delle prestazioni erogate dalla mano pubblica ha superato i 447 miliardi di euro, ovvero il 54,1 per cento dell’intera spesa pubblica. Si tratta di un livello senza pari in Europa e che, ovviamente, non può certamente essere alleggerito con i ridicoli trucchi contabili proposti da Giordano e dalla Camusso. Che poi all’interno del nostro costosissimo welfare all’amatriciana si siano stratificate nel tempo molte forme di iniquità, in cui c’è che chi percepisce trattamenti da nababbi grazie a leggine compiacenti e chi prende assegni da fame, è un altro discorso.

In questo senso, più che battersi per mandare in bancarotta l’intero sistema con richieste di incrementi generalizzati della spesa complessiva, come fa lo stesso Giordano quando sposa le tesi della Cgil sull’anticipo pensionistico, un vero tribuno della plebe dovrebbe spendersi in favore di un riequilibrio a vantaggio delle rendite più esigue e, cosa fondamentale, da ottenere a costo zero.

La responsabilità, principalmente nei riguardi di chi oggi lavora per pagare le pensioni in essere, prima di tutto, caro Mario Giordano.


di Claudio Romiti