Niente sconti a chi pretende di governare

In termini generali io credo che nei riguardi di chi raccoglie molto consenso, e per questo si propone di governare il Paese, una seria informazione non dovrebbe fare alcuno sconto, evitando di indulgere in un irresponsabile atteggiamento di compiacenza. Soprattutto quando si sparacchiano cifre a casaccio in merito alle proprie ricette economiche, blaterando frasi sconnesse e prive di senso, un interlocutore serio avrebbe il diritto e il dovere di sottolineare pubblicamente e senza infingimenti l’inconsistenza del politico di turno, chiunque esso sia e a qualunque forza politica appartenga.

Ciò sarebbe dovuto accadere, almeno in parte, nel corso di una recente puntata di “Otto e Mezzo”, il talk-show serale condotto da Lilli Gruber, nei confronti della parlamentare grillina Laura Castelli. Quest’ultima, laureata in economia aziendale, prima di giungere a Montecitorio sembra che abbia gestito la contabilità del gruppo consiliare piemontese del Movimento 5 Stelle. Ma da come si è portata nel salotto della Gruber, insieme a uno spaesato Alessandro Gassman e a un Carlo Cottarelli probabilmente impietosito dall’imbarazzante inconsistenza economica e finanziaria della ragazzotta, come cittadino-elettore non affiderei all’onorevole Castelli neppure la responsabilità di organizzare una tombolata familiare di fine d’anno.

Interpellata sul tema nodale dell’Euro, come riportato con dovizia di esilaranti particolari sul blog dell’economista Mario Seminerio, la nostra eroina è riuscita a dire tutto e il contrario di tutto senza esprimere un suo parere.

Pur avendo ribadito l’intenzione del suo non partito di proporre un referendum sulla moneta unica, questo giovane prodotto del grande fermento intellettuale che sta sempre più connotando il M5S, se l’è cavata con tale surreale discorsetto: “Non si dice cosa si vota... Non è un tema ideologico: è un tema tecnico. Io credo che l’Euro abbia portato problemi alla produttività delle imprese, è l’unico modo per fare inflazione... ci sono delle cose tecniche che, tra l’altro, appartengono alla mia competenza (sì, ma quale?). Ha poi concluso il concetto con un passaggio degno di una lectio magistralis di macroeconomia per cerebrolesi: “Oggi è chiaramente un problema di sovranità, perché un Paese ha problemi a chiedere dei denari, perché li deve pagare, e crei titoli di Stato che non si riescono a vendere, per cui il Governo prende il telefono, chiama le banche e chiede ‘comprate’…”.

In definitiva comunque, a una esausta – ma non troppo – Lilli Gruber che insisteva per conoscere, sempre nel remoto caso passasse il referendum promosso dai grillini, cosa avrebbe votato la Castelli, l’ineffabile esponente pentastellata ha schiantato tutti, ascoltatori compresi, con un chiaro e imperativo “non lo so”.

Ciononostante, questo e altri evidenti deliri espressi da codesta ennesima sprovveduta a cinque stelle sono stati accolti in studio con una acquiescente simpatia assolutamente inaccettabile, principalmente nei confronti di un politico che su questioni di importanza nazionale, pur rappresentando una quota consistente dell’elettorato, mostra palesemente di non sapere letteralmente di cosa stia parlando.

Dallo stesso Cottarelli, da sempre molto sensibile alle questioni legate alla sostenibilità dei nostri disastrati conti pubblici, mi sarei aspettato un atteggiamento un tantino più risoluto nei riguardi di una donnina di belle speranze che sparava manovre grilline da 150 miliardi in su come se fossero bruscolini. Se non ci pensano i nostri più autorevoli esperti a spiegare a un popolo piuttosto restio a far di conto che le proposte economiche e finanziarie grilline sono pura follia, chi dovrà mai farlo? Prevenire è sempre meglio che curare.

Aggiornato il 12 dicembre 2017 alle ore 11:39