Magistrati: Renzi scopre l’acqua calda

Gran galà del mondo politico e di una certa “cultura” giuridico-giudiziaria alla presentazione di un libro di Annalisa Chirico sulle deformazioni dei rapporti tra giustizia e media. È una rilevanza che non sorprende ma non convince affatto all’intervento di Matteo Renzi. In un giornale che pure fa eccezione al conformismo della stampa nella sudditanza all’invadente supponenza del Partito dei Magistrati, “Il Dubbio”, leggiamo il titolo: “Lo schiaffo di Renzi: “Politici sudditi dei P.M. Ora basta!.

Dalla lettura dell’articolo non si ricava alcuna traccia di questo altolà di Renzi, che, fra tutti, sembra che abbia dato la miglior prova di voler vedere solo gli alberi ma di ignorare del tutto la foresta. E tra gli alberi più di tutti quello di cui ha detto di non voler parlare: la questione della Banca Etruria e le intercettazioni e fatti variamente connessi. L’affermazione che i politici hanno mostrato “negli ultimi vent’anni” una sudditanza culturale nei confronti dei P.M., frase che sarebbe il perno del discorso dell’ex leader del “Partito della Nazione”, è falsa e sciocca per più versi. Non certo solo per la falsa determinazione temporale.

Renzi si è ben guardato (e non c’era da meravigliarsene) di porsi la domanda del perché di tale sudditanza e, soprattutto, di spiegare il limite di essa alla sua pretesa “culturalità” anziché a un sovvertimento dell’equilibrio dei poteri. E sembra essersi preoccupato, con quel limite agli “ultimi vent’anni”, di “tagliar fuori” fatti e persone che con il golpe giudiziario di “Mani Pulite” e con le sue derivazioni e propaggini, hanno fatto sì che le velleità e le insofferenze della magistratura abbiano preso forma, obiettivi e strumenti di potere politico, dando corpo e forza al “Partito dei Magistrati”. Nato, in verità, da una costola del Partito Comunista e secondo lo schema dell’architettura politica di un esponente comunista, attuale iscritto del Partito Democratico, oggi preoccupato di cancellare quel suo passato: Luciano Violante.

Ma non basta. Che cos’è il Pd se non il residuato della mattanza dei partiti realizzata dal “Partito dei Magistrati”? L’accozzaglia dei “graziati” della Dc, del Pci, della Sinistra? Il Pd è vissuto e sopravvissuto perché il Partito dei Magistrati ha ripetutamente distrutto i suoi avversari. Poteva perdere le elezioni, ma poi interveniva il P.d.M. Per questo il Pd è qualcosa che ha in sé la negazione della democrazia di cui è il prodotto. Altro che “succubanza culturale”! E, soprattutto: ma quale “basta” avrebbe detto e può dire oggi e mai Renzi, segretario del partito beneficiario della supponenza e della golpista prevaricazione della magistratura?

È poi intervenuto in quel convegno per la presentazione del libro della Chirico, Carlo Nordio, che non ha certi scheletri negli armadi. Ma che, stando a quel che la stampa riporta del suo discorso, ha anche lui mostrato di vedere gli alberi e non la foresta. Avrebbe detto che tutto è cominciato quando i magistrati di “Mani Pulite” minacciarono l’Iradiddio contro il “Decreto Biondi” imponendone il ritiro. Fatto assai rilevante e, allora, inconsueto. Un episodio, però, di un golpe giudiziario e di un potere politico già realizzato ed acquisito. Il “Partito dei Magistrati”, il golpe giudiziario permanente, vengono dagli ultimi anni della Prima Repubblica, dalla resa dopo la vittoria popolare nel referendum sulla responsabilità civile. E, purtroppo, se non se ne avverte neppure l’insostenibile aggressione, andrà lontano. Nessuno pensi di crearsi degli alibi e delle giustificazioni. La partita è mortale per le nostre libere istituzioni.

Aggiornato il 15 dicembre 2017 alle ore 12:17