Il Paese rischia, ma Travaglio pensa alla Boschi

Vorrei segnalare a Marco Travaglio, membro autorevole dell’intellighenzia grillina, che ostinarsi a usare il bazooka a giorni alterni contro Maria Elena Boschi sull’affaire Banca Etruria non ci salverà dall’ennesima tempesta finanziaria che aleggia sul Paese. Infatti, da qualche giorno la Borsa di Milano è interessata da un forte movimento ribassista che i principali analisti attribuiscono alla crescente incertezza circa l’andamento delle oramai imminenti elezioni. E proprio i titoli bancari risultano quelli più penalizzati, in quanto principale espressione finanziaria dei nostri incancreniti problemi sistemici. Problemi sistemici che in un Paese serio che si appresta a rinnovare il Parlamento verrebbero posti in primo piano dall’opposizione politica e giornalistica, a cui appartiene da sempre il prode direttore del “Fatto”, incalzando il Governo su tali questioni di ampio respiro.

Niente a che vedere con il penoso tentativo, messo in atto dallo stesso Travaglio nel salotto televisivo di Lilli Gruber, di crocifiggere in diretta Maria Elena Boschi sulla citata ed estenuante faccenda di Banca Etruria.  Nella fattispecie, il nostro immarcescibile eroe manettaro, chiaramente a corto di argomenti in grado di inchiodare l’ex ministro delle Riforme costituzionali, per togliersi d’imbarazzo ha tratto dal suo magico cilindro di professionista della demonizzazione politica un nuovo gioco di prestigio forcaiolo: le influenze indirette e implicite di uomo o, in questo caso, di una donna appartenente all’Esecutivo. In sostanza, per avvalorare la giustezza della mozione di sfiducia presentata nel dicembre del 2015 dal M5S alla Camera, e per la cronaca sonoramente bocciata con 373 e 129, per Travaglio sarebbe sufficiente che la Boschi abbia solo affrontato anche di striscio, anche nell’ambito di colloqui informali il tema nodale delle banche italiane in generale e quello relativo a Banca Etruria in particolare con il presidente della Consob Vegas. Cosa che, per come sono poi andate le cose, pur risultando politicamente poco opportuna in un teatrino democratico sempre più incline a denunciare complotti, non pare abbia influito minimamente sul commissariamento della Banca in oggetto, azzerandone conseguentemente i vertici aziendali, e la sua successiva risoluzione. Eppure da oltre due anni Travaglio ha deciso di contribuire ad alimentare questa assurda caccia alla strega messa in atto dai grillini ai danni dell’attuale sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

D’altro canto, dopo esserci sorbiti da Marco Travaglio per un tempo ancor più lungo l’estenuante mantra del cosiddetto bunga bunga, era prevedibile aspettarsi qualcosa di analogo su una questione irrilevante sul piano sistemico ma ottima sul fronte della propaganda (in questo senso condivido pienamente il pensiero espresso dall’amico Giancarlo Loquenzi  nel corso del Tg3 Linea Notte, il quale ha sostanzialmente rilevato l’assurdità di questa infinita querelle basata su questioni di bon ton politico, quando sarebbero ben altri i temi da affrontare).

Tutto ciò poi avviene nell’ambito di una collettività sempre più confusa sui temi finanziari e, proprio per questo, molto incline a prendere per buone le semplificazioni populistiche di chi racconta la politica come uno scontro tra la banda bassotti di turno, ovvero i governanti di oggi e di ieri l’altro, e i gli onesti oppositori a Cinque Stelle che sono chiamati a smascherarli. Credo, caro direttore Travaglio, che le problematiche generali, comprese quelle relative al sempre traballante sistema bancario nazionale, siano un tantino più complesse e non si contribuisce certamente a risolverle innalzando improvvisati roghi giornalistici su cui immolare comodi capri espiatori.

Aggiornato il 15 dicembre 2017 alle ore 21:28