La bomba a orologeria dell’Alto Adige

Dal 1 gennaio 2018 gli altoatesini di lingua tedesca che ne faranno richiesta potranno acquisire la cittadinanza austriaca, in aggiunta a quella italiana.

Lo ha promesso Werner Neubauer, esponente del Partito della Libertà Austriaco (Fpö). Il dirigente ultranazionalista alleato di governo del Partito Popolare Austriaco (Övp) di Sebastian Kurz, delegato ai rapporti con la minoranza di lingua tedesca dell’Alto Adige, lo ha detto nel corso di una conferenza stampa tenuta a Bolzano alla presenza, tra gli altri, dell’ex presidente del Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige ed esponente della Südtiroler Volkspartei (Svp), Franz Pahl. La proposta, presente da tempo nel programma politico del Fpö, non è una boutade propagandistica ma è diventata un pezzo del programma di governo che il neo-premier Sebastian Kurz si è impegnato a realizzare.

Sotto l’aspetto dei rapporti diplomatici tra l’Austria e l’Italia l’idea di concedere il doppio passaporto a cittadini regolarmente integrati in uno Stato membro dell’Unione, di fatto producendo una secessione silenziosa, rasenta la provocazione. E se i toni non sono già schizzati alle stelle è solo perché gli inquilini di Palazzo Chigi, del Viminale e della Farnesina hanno deciso di fare scena muta. Non è da escludere che nella decisione di Kurz di riaprire la questione altoatesina tra i primi atti del suo mandato abbia pesato la valutazione sul particolare momento di debolezza che attraversano le istituzioni governative e parlamentari italiane. Kurz, spinto dal suo alleato di ferro Heinz-Christian Strache, ha soltanto colto l’attimo. Il problema quindi non è austriaco, ma italiano. L’iniziativa rischia di vanificare i risultati ottenuti a partire dall’Accordo di Parigi del 1946 con il patto De Gasperi-Gruber fino alla “Quietanza liberatoria”, nel 1992, con la quale si chiudeva definitivamente il contenzioso italo-austriaco sull’Alto Adige. Perché gli altoatesini di lingua tedesca non si sentissero stranieri a casa loro i governi italiani, nel corso degli anni, hanno investito nella provincia autonoma di Bolzano enormi risorse finanziarie. La stipula della “Quietanza liberatoria” non è stata indolore per l’Italia.

L’accordo del 1992 ha previsto il varo di un pacchetto di 137 misure rivolte alla tutela dell’autonomia delle minoranze di lingua tedesca e ladina residenti in Alto Adige. Dal diritto alle scuole in lingua madre, al bilinguismo nei servizi pubblici, alla proporzionale etnica nell’accesso al pubblico impiego, agli interventi sul welfare garantito in base all’appartenenza ai diversi gruppi linguistici. Grazie allo sviluppo del “pacchetto” e ai soldi degli italiani oggi l’Alto Adige è un luogo di eccellenza dove la qualità della vita raggiunge standard elevatissimi. Ma evidentemente tutto questo non basta a chi pensa che l’Europa debba tornare ad essere quella delle piccole patrie. A cascata, l’iniziativa della destra austriaca è destinata a produrre effetti nel centrodestra italiano mettendo a nudo una contraddizione che è connaturata alla radice di tutti i movimenti sovranisti sparsi per l’Europa. In particolare è il caso della Lega, che si considera  alleato organico del Fpö dagli anni della leadership di Jörg Haider. Matteo Salvini oggi con chi sta? Se volesse essere coerente con i suoi presupposti identitari dovrebbe appoggiare l’iniziativa del governo austriaco.

Tuttavia, Salvini è anche l’ideatore e l’artefice della svolta sovranista del suo partito e l’Alto Adige, fino a prova contraria, è Italia. Lo scenario per la destra oltranzista italiana si complica perché palesa una debolezza che non potrà sfuggire all’elettorato. È legittimo che gli italiani chiedano conto a Salvini, che si candida a governare il Paese, dello stato dei rapporti con i movimenti nazionalisti degli altri Stati europei.

La domanda è: si può votare per un partito, la Lega, che sta insieme a chi ha tra i primi punti del proprio programma politico di attentare alla sovranità dell’Italia? Riguardo alle promesse con cui gli incauti esponenti del Fpö contano di lusingare gli altoatesini sarebbe quanto mai opportuno che il governo di Roma trovasse il fiato per farsi sentire. Appartenere spiritualmente a un’altra storia identitaria è legittimo e una democrazia forte e solida non dovrebbe temerlo. Ma come si suole dire nelle malghe del Trentino: “Ccà nisciuno è fesso”. Chi vuole diventare cittadino austriaco lo faccia, ma non gli sia consentito di tenere il piede in due staffe. Urge una norma che preveda, in caso di assunzione della cittadinanza austriaca, la contestuale decadenza da quella italiana. Niente doppio passaporto e, soprattutto, niente benefici speciali. Chi vuole essere austriaco lo sia, ma a sue spese. Non con i nostri soldi.

Aggiornato il 19 dicembre 2017 alle ore 19:32