Cinque Stelle e buchi neri

giovedì 21 dicembre 2017


In principio furono le conchette lunari e le scie chimiche e poi fu tutto un crescendo di strafalcioni sui quali qualcuno prima o poi dovrà scrivere un saggio, una sorta di enciclopedia dell’improvvisazione al potere, un trattato che spieghi scientificamente com’è stato possibile prendere dei passanti e farne dei parlamentari.

“In America hanno già iniziato a mettere microchip all’interno del corpo umano per registrare, per mettere soldi: quindi è un controllo di tutta la popolazione” sentenziò una volta il deputato Paolo Bernini del MoVimento il quale si avventurò anche sul complotto Usa relativo all’11 settembre, magari dopo aver visto qualche video su YouTube.

Non volendo essere da meno, l’onorevole Carlo Sibilia pensò bene di dare il proprio contributo al dibattito politico ipotizzando che lo sbarco sulla luna fosse una farsa, mentre Tatiana Basilio non esitò a denunciare che ci sono prove schiaccianti sull’esistenza delle sirene.

Anche in tema di produzione legislativa non si fece attendere il qualificato contributo della truppa parlamentare pentastellata allorché, per bocca dell’estensore Carlo Sibilia, si ipotizzò la “possibilità di contrarre matrimonio anche tra specie diverse purché consenzienti”, mentre restò scritta a lettere cubitali negli annali la tesi di Monia Benini – coordinatrice stampa dei Cinque Stelle al Parlamento europeo – secondo la quale “Goldman Sachs e Jp Morgan finanziano i matrimoni gay per ottenere una massiccia riduzione della popolazione”.

Ma l’apporto più alto e nobile al lavoro della Camera giunse forse dal grande Filippo Gallinella che in un atto parlamentare mise in guardia sulle insidie del grano saraceno reputando che quest’ultimo provenisse forse da una nazione straniera con l’intento di truffare i consumatori italiani.

Solo il caso di ricordare che Alessandro Di Battista collocò la battaglia di Austerlitz  ad Auschwitz (povero Napoleone) mentre lo statista Giggino Di Maio - l’uomo della consecutio a cinquestelle, quello che quando arrivano email scomode o non le legge o non le capisce - piazzò Pinochet in Venezuela, fece il figo con i Canadair fintamente richiesti all’ambasciata di Francia (e fu prontamente smentito) e adesso propone di tagliare le pensioni sopra i 5mila euro (3 miliardi di euro) per correggere la Legge Fornero (12 miliardi).

E che dire della cittadina Sara Paglini che, come in una barzelletta sui carabinieri, chiamò il noto dittatore cileno Pino Chet (uno scritto epico) o di Davide Tripiedi che in un leggendario intervento alla Camera dichiarò di voler essere breve e circonciso.

Problemi a cinquestelle anche sullo stato civile: nei moduli da compilare in Parlamento a cura dei Deputati, Filippo Gallinella dichiarò come stato civile “italiano”, Riccardo Nuti si dichiarò nubile e Azzurra Cancelleri celibe.

Che adesso Virginia Raggi, magari dopo essersi fumata un ciuffo del famosissimo “Spelacchio” (a proposito, l’albero è stato dichiarato morto non riuscendo a durare nemmeno fino al 25 dicembre), scriva che “fortunatamente la Monarchia fa parte del passato di questa Repubblica” non deve stupire perché è in perfetto stile cinquestelle. D’altronde Virginia nostra è quella del “frigo gate” ovvero lo strano complotto dei frigoriferi lasciati per strada magari da qualche loggia massonicofrigorista.

Più dello strafalcione costituzionale dell’avvocato Raggi dovrebbero far paura i 1755 “like” ed i 641 “retweet” perché sono l’emblema dell’ignoranza diffusa, l’indicatore di quanto stia diventando magmatica nel Paese l’arroganza di chi parla senza sapere, di chi non ha coscienza dei propri mezzi e si avventura con sicurezza convinto che il presunto buon senso della gggente supplisca alla competenza.

Il fenomeno è particolarmente pericoloso perché è la prova provata che il qualunquismo è stato definitivamente sdoganato in questo Paese e che la disperazione verso una politica cialtrona ed incapace ha modificato le pretese degli elettori spingendoli ad accontentarsi di un’offerta molto modesta.

E così, quelle che oggi qualcuno ama definire fake news null’altro sono se non il programma pentastellato, un mix di disinformazione, copia e incolla da siti cospirazionisti senza basi, ignoranza crassa ed inesperienza cronica.

Ma guai a farlo presente ad un invasato grillino perché costui ti chiederà (a volte in maniera stravagante) ogni sorta di documentazione comprovante ciò che affermi onde poi ribattere che le sue affermazioni sono vere perché lo dice il MoVimento, lo dice la rete, c’è scritto su Rousseau. Campa cavallo.


di Vito Massimano