Estremismo programmatico pentastellato

Ospite prima di Natale di Corrado Formigli su La7, Alessandro Di Battista ha ribadito in pillole alcune chiare e inequivocabili intenzioni programmatiche del Movimento Cinque Stelle.

In particolare, in merito alla possibilità di ottenere dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’incarico a formare un Governo solo come partito più votato, il popolare grillino ha sciorinato un’impressionante lista di punti programmatici con cui convincere la maggioranza del Parlamento a dare la fiducia a un Esecutivo guidato da Luigi Di Maio. Tra gli elementi più significativi troviamo, ovviamente, il reddito di cittadinanza, la reintroduzione dell’articolo 18 per le aziende sopra i 15 dipendenti, l’abolizione di Equitalia e della Legge Fornero sulle pensioni, una legge anticorruzione, una legge sul conflitto d’interesse, la creazione di una banca pubblica con la quale sostenere le imprese. Quest’ultimo punto, poi, è stato particolarmente enfatizzato dall’esponente pentastellato con un agghiacciante “perché secondo noi anche il credito deve essere gestito a livello statale”.

Ora, così come ha correttamente sottolineato Davide Giacalone nel commentare l’intervento del Di Battista nel corso di “Omnibus”, talk mattiniero in onda sempre su La7, ci troviamo di fronte a una sorta di estremismo programmatico folle, il quale sembra aver contagiato l’intera offerta politica del momento, e che allontana dalle urne le persone più ragionevoli e, proprio per questo, molto poco propense a prestare fede ai ciarlatani che promettono, in sostanza, di violare in ogni momento le leggi della fisica.

Da questo punto di vista, il M5S sembra aver letteralmente sdoganato la fantasia al potere, facendo credere a una maggioranza di persone estremamente confuse che sulla base di una catastrofica miscela di buone intenzioni e di leggi scritte sarebbe possibile realizzare qualunque disegno. Persino quello di aumentare il benessere generale attraverso il totale dissesto del già traballante bilancio pubblico, infischiandosene delle più elementari leggi di mercato in ogni campo dell’economia e della finanza.

Tuttavia, al netto delle citate follie programmatiche, i grillini sanno bene che difficilmente potranno ottenere una quantità tale di consensi da raggiungere neppure l’anticamera della cosiddetta stanza dei bottoni. Pertanto possono permettersi senza colpo ferire ancora un altro giro di valzer, per così dire, in cui annunciano al popolo l’arrivo imminente di asini volanti in grado di tramutare il piombo in oro. Per la loro e per la nostra fortuna il confronto tra l’implacabile realtà e il M5S sembra destinato ad essere rinviato a data da destinarsi. Staremo a vedere.

Aggiornato il 29 dicembre 2017 alle ore 07:37