Il problema dell’esistenza di Emma

Emma Bonino ha perfettamente ragione quando definisce “ridicolo” il fatto che, con cinquant’anni di storia di grandi battaglie alle spalle, sia costretta a cercare di raccogliere firme collegio per collegio per dimostrare la sua “esistenza politica”. Emma Bonino, infatti, esiste politicamente anche senza dover raccogliere firme per presentare la propria lista alle prossime elezioni. Ma la legge, sbagliata quanto si vuole, impone la raccolta di molte firme per la presentazione di nuove liste. E di fronte a questa condizione prevista da una norma che è stata realizzata proprio per evitare al massimo la presentazione di nuove liste, non c’è storia personale che tenga. Neppure i cinquant’anni di storia della Bonino possono rendere possibile una deroga alla legge.

L’assenza di un qualche varco giuridico per l’applicazione di una deroga ad personam dovrebbe spingere la Bonino a prendere atto che non c’è alcun bisogno di entrare in Parlamento per poter vedere riconosciuta un’esistenza politica che nessuno può mettere in discussione. La storia dei Radicali, di Marco Pannella e della stessa Emma, è la dimostrazione concreta e tangibile che chi ha forza e personalità politiche può anche permettersi di non partecipare alle competizioni elettorali e non essere presente sui banchi di Camera e Senato. Questa storia, paradossalmente, insegna che molto spesso proprio quelli che non hanno forza, personalità ed esistenza politica sono spasmodicamente protesi a ottenere uno scranno parlamentare per dimostrare di avere ciò che in realtà non hanno e non avranno mai.

La vicenda della storica esponente radicale s’intreccia con quella della ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, che non ha il problema della raccolta delle firme per dimostrare la propria esistenza politica ma ha quello di stringere comunque una alleanza con il Partito Democratico per avere la sicurezza di rientrare in Parlamento e trovare un’esistenza politica che non proviene dalla propria storia.

A metterle a confronto sembrerebbe scontato mettere sul piedistallo Emma e nella polvere Beatrice. Invece, a pensarci bene, è più corretto il contrario. Beatrice ha bisogno, Emma non lo dovrebbe avere. A meno che non tema che dopo cinquant’anni e la scomparsa di Pannella la sua esistenza politica si sia talmente consumata da aver bisogno di un seggio parlamentare per sopravvivere!

Aggiornato il 05 gennaio 2018 alle ore 14:27