La democrazia dei gonzi

I media che sostengono più o meno esplicitamente il Movimento Cinque Stelle hanno entusiasticamente strombazzato il nuovo statuto dei grillini, spacciandolo per una stupefacente svolta democratica di un partito padronale che sembra nato con l’obiettivo di convincere i gonzi e gli sprovveduti di questo disgraziatissimo Paese.

Tra le tante amenità grilline del suddetto statuto leggiamo, proprio in tema di elezioni democratiche, che “il capo politico, sentito il garante, ha facoltà di valutare la compatibilità della candidatura con i valori e le politiche MoVimento 5 Stelle, esprimendo l’eventuale parere vincolante negativo sull’opportunità di accettazione della candidatura”.

Tutto ciò, tradotto per i gonzi e gli sprovveduti medesimi, significa che le liste le decidono in ultima istanza i soggetti che gestiscono in modo assolutamente centralistico il M5S, a prescindere dalla mezza pagliacciata delle consultazioni in Rete.

Ma non basta. Molta enfasi è stata posta sulla “nuova” figura elettiva del garante, la cui carica resta transitoriamente sulle spalle di Beppe Grillo in attesa di una sua fantomatica elezione, da svolgersi sempre in Rete, di cui lo statuto non definisce la data. Tuttavia, è in questo specifico passaggio che il circo grillino raggiunge l’apoteosi. Infatti, ci si chiede, chi eleggerà il successore del comico genovese? Ovviamente il popolo degli iscritti al Movimento attraverso una consultazione in Rete, risponderebbe a macchinetta uno dei citati gonzi e sprovveduti pentastellati. Solo che se costoro leggessero con attenzione le regole del loro magnifico statuto scoprirebbero che il futuro garante sarà eletto tra una rosa non inferiore a tre candidati scelti dal “comitato di garanzia”. Quest’ultimo poi, composto da tre membri, viene a sua volta votato dal popolo dei gonzi su una lista di almeno sei nominativi selezionati dal garante medesimo. Nei fatti, costui sceglie chi lo eleggerà e il popolo dei militanti è chiamato solo a ratificare tale deliberazione.

Inoltre, in aperta contraddizione con una figura elettiva, lo stesso garante, come recita lo statuto, “resta in carica a tempo indeterminato e può essere revocato, in ogni tempo, su proposta deliberata dal Comitato di garanzia a maggioranza assoluta dei propri componenti e ratificata da una consultazione in Rete degli iscritti, purché prenda parte alla votazione la maggioranza assoluta degli iscritti”.

Per quanto riguarda invece gli amplissimi poteri del garante, tutto resta come prima, in quanto egli “è il custode dei valori fondamentali dell’azione politica dell’associazione. In tale spirito esercita con imparzialità, indipendenza e autorevolezza le prerogative riconosciute dallo statuto. In tale veste, oltre ai poteri previsti nel presente statuto, al garante è attribuito il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme del presente statuto”.

Ora, mi sembra evidente che nella realtà delle cose nulla è assolutamente cambiato dentro un M5S che sembra perfettamente incarnare la metafora politica orwelliana espressa ne “La fattoria degli animali”, in cui c’è sempre qualcuno che è più uguale degli altri. A tal proposito per i grillini comuni resta sempre valido il loro antico statuto non scritto. Quello che per intenderci ricalca un famoso sonetto di Gioachino Belli: “Io sò io, e vvoi nun zete un cazzo, sori vassalli bbuggiaroni, e zzitto”.

Altro che uno vale uno!

Aggiornato il 06 gennaio 2018 alle ore 08:24