Gli omini di marzo

“L’introduzione dell’Euro con quelle modalità e a quei valori improvvidamente accettati da Romano Prodi, ha dimezzato i redditi e i risparmi degli italiani”.

Questo è l’affondo di Silvio Berlusconi contro l’allora presidente del Consiglio Prodi. Un attacco che suscita la reazione del professore: “È surreale che Silvio Berlusconi punti il dito accusatorio per la gestione dell’introduzione dell’Euro. E ci sarebbe da ridere perché fu proprio il suo governo che non volle gestire questa fase come invece avvenne in tutti gli altri Paesi”.

Insomma, a ridosso delle elezioni di marzo 2018 – nonostante la cosa appaia surreale – a darsele di santa ragione sono ancora Prodi e Berlusconi, i protagonisti della Seconda Repubblica, quei vecchietti che i cosiddetti giovani, insieme ai rottamatori, pretendevano di archiviare.

La qual cosa porta ad almeno tre considerazioni: la prima è che dopo queste che, nel bene o nel male, possono essere considerate le ultime due grandi personalità che hanno calcato la scena politica italiana non c’è stato niente, solo mezze figure, comparse e commedianti di second’ordine.

La seconda è che, a parte le evidenti difficoltà nel cercare un successore, probabilmente Prodi e Berlusconi hanno agito con egoismo, hanno pensato a cogliere il loro attimo senza preoccuparsi di lasciare una qualsivoglia eredità, una scuola che potesse sopravvivere alla loro avventura politica.

La terza considerazione è che, se l’Italia si scalda ancora per uno scontro – diciamo così – in stile maggioritario, è evidente che la democrazia dell’alternanza costituisse un elemento di chiarezza per l’elettore che l’ha apprezzata e che la rimpiangerà a valle di questa campagna elettorale che si preannuncia senza leader a confronto, senza competizione su temi chiari, senza coalizioni ben definite, senza responsabilità chiare tra chi governa e chi fa opposizione e con una serie di vacue promesse tipiche del proporzionalissimo chiù pilu pi tutti buono per portare voti alla lista.

L’Italia aveva il maggioritario e l’ha distrutto per colpa di personaggi come Gianfranco Fini che hanno minato alle fondamenta la vocazione maggioritaria che i grandi partiti italiani avevano provato a darsi. Adesso non ci rimane che assistere tristemente alla pietosa pantomima di personaggi minori come Matteo Renzi e le sue spacconate, i grillini con il loro italiano ciabattato e le idee confuse e Laura Boldrini con le sue stravaganti priorità fatte di migranti, cognomi delle madri dati ai figli, rom da valorizzare, islamici da cui imparare la cultura, fascistofobie e puttanate varie.

Aggiornato il 06 gennaio 2018 alle ore 08:16