Il mondo incantato di Luigi Di Maio

martedì 16 gennaio 2018


Sul blog di Beppe Grillo il presunto capo politico del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio ha pubblicato una lunga invettiva contro il sistema dei partiti, reo di continuare a dipingere i grillini come un’armata di incompetenti. Senza addentrarci nella verbosa e indigesta dissertazione, del tutto orientata a sfruttare all’ingrosso la rabbia indistinta del popolo dei rancorosi, basta leggere il titolo del pezzo per avere un’idea della visione che sostiene l’azione politica di questo giovanotto di belle speranze: “L’unica competenza dei partiti è fare i loro interessi e così hanno distrutto il Paese”.

Quindi, secondo Di Maio, sebbene non ne dubitassimo affatto, perseguire i propri interessi, così come la natura umana conduce a fare in ogni angolo del globo, sarebbe il male profondo della nostra politica. Un male profondo che solo loro, i grillini senza macchia e senza paura, sarebbero in grado di estirpare, trasformando l’Italia in una sorta di Repubblica di Platone. Una Repubblica utopistica nella quale eserciti di probi e onesti amministratori, selezionati attraverso l’opaco sistema virtuale della piattaforma Rousseau, spendendo montagne di quattrini dei contribuenti garantiranno a questi ultimi di perseguire solo ed esclusivamente il pubblico interesse.

Sotto questo profilo i grillini si pongono in perfetta antitesi rispetto a ciò che potremmo definire come realismo liberale. Ovvero l’idea, invero piuttosto ragionevole, secondo la quale il Governo migliore, soprattutto sul piano del contenimento di sperperi e corruzione, è quello che controlla e spende il meno possibile di risorse pubbliche. Niente a che vedere, dunque, con l’inverosimile interventismo spendereccio dei pentastellati i quali, in aggiunta, vorrebbero farci credere di essere riusciti a trovare la pietra filosofale con cui modificare la natura dei propri rappresentanti politici. Tutta gente in gran parte venuta dal nulla che anteporrà al proprio interesse personale - come ad esempio farsi eleggere in Parlamento per restarci il più a lungo possibile, incassando in tal modo ricchi emolumenti - solo ed esclusivamente quello dei cittadini italiani.

Parola di giovane marmotta.


di Claudio Romiti